Solo i partiti italiani hanno il nome del leader nel simbolo

In Germania, Francia e Spagna le forze politiche più rappresentative usano loghi più semplici, senza riferimenti espliciti a chi li guida
ANSA
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Nel dibattito politico in vista delle elezioni europee di giugno si è parlato molto negli scorsi giorni dei partiti che hanno scelto di inserire il nome del loro leader all’interno del simbolo elettorale. In linea con le elezioni del passato, una scelta di questo tipo è stata fatta – tra gli altri – da Fratelli d’Italia, dalla Lega e da Azione, mentre il Partito Democratico di Elly Schlein, dopo le polemiche interne, ha mantenuto il simbolo senza riferimenti alla sua segretaria.

Questa discussione sul nome dei leader nei simboli è un fenomeno tutto italiano. Secondo le verifiche di Pagella Politica, infatti, negli altri tre grandi Paesi dell’Unione europea – Germania, Francia e Spagna – i simboli elettorali dei partiti non contengono mai un riferimento al nome del proprio segretario o presidente. In parte, l’unicità italiana può essere spiegata dal modo in cui si vota e dal personalismo che da molti anni ormai caratterizza numerose forze politiche del nostro Paese.

Il caso italiano

Prima di analizzare i casi spagnoli, francesi e tedeschi, facciamo un punto sui simboli per le prossime europee. Il 22 aprile è scaduto il termine per la presentazione dei simboli delle liste in vista delle elezioni europee di giugno. In totale sono stati presentati 42 simboli, di cui 11 contengono al loro interno un riferimento al nome del leader di partito. Per esempio, nel simbolo di Fratelli d’Italia c’è scritto “Giorgia Meloni”, in quello della Lega “Salvini Premier” e in quello di Azione “con Calenda”. Nel simbolo di Forza Italia è rimasta la scritta “Berlusconi presidente”, nonostante l’ex presidente del Consiglio sia morto ormai da quasi un anno.
Immagine 1. Alcuni dei simboli delle liste per le elezioni europee con al loro interno il nome del leader o del fondatore del partito
Immagine 1. Alcuni dei simboli delle liste per le elezioni europee con al loro interno il nome del leader o del fondatore del partito
Le altre sette liste elettorali dove nel simbolo c’è un rimando ai leader di partito sono: “Libertà”, la lista di Cateno De Luca con all’interno ben 19 simboli; gli “Stati Uniti d’Europa”, formata tra gli altri da Italia Viva e da Più Europa, nel cui simbolo c’è un riferimento alla sua fondatrice, Emma Bonino; “Referendum e democrazia con Cappato”, di Marco Cappato; “Democrazia sovrana e popolare” di Marco Rizzo e Francesco Toscano; la lista “Sacro romano impero cattolico” di Mirella Cece, il cui volto compare cinque volte nel simbolo elettorale; la lista “Movimento poeti d’azione” di Alessandro d’Agostini; e “Italia dei diritti” del giornalista Antonello De Pierro.

Ricordiamo che non tutti e 42 i contrassegni elettorali saranno presenti sulla scheda alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno. Alcune liste dovranno raccogliere le firme per partecipare al voto, altre ancora sanno già che non si presenteranno e hanno depositato il logo al Ministero dell’Interno solo come gesto simbolico.

La pratica italiana di “personalizzare” i simboli elettorali è vecchia di oltre trent’anni. «Nella prima repubblica, fino al 1992, nessun partito ha mai inserito il nome del suo leader nel simbolo, ma questo perché la politica era ancora legata alle ideologie e non ai personalismi. Dal 1992, con la fine della prima repubblica e anche delle grandi ideologie, come quella democristiana o comunista, si è via via affermato il fenomeno della personalizzazione della politica che ha portato tra le altre cose all’inserimento dei nomi nei simboli», ha spiegato a Pagella Politica Gabriele Maestri, curatore del blog I simboli della discordia e autore di diversi saggi sui simboli elettorali. «Il primo caso è stato alle elezioni politiche del 1992 quello della lista Pannella, poi ci sono stati i casi della Lista Segni, della Lista Dini. Berlusconi ha inserito il nome nel simbolo nel 2001».

I simboli in Spagna

I loghi dei partiti spagnoli sono più semplici di quelli italiani: spesso non hanno nemmeno una forma circolare e non presentano al loro interno il nome dei loro leader.

Per esempio, alle elezioni europee del 2019 il logo del Partito Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), il più votato a quelle elezioni, conteneva l’acronimo del partito e una rosa stretta in una mano. Anche il logo del Partito Popolare spagnolo era composto solo dalle due lettere del suo acronimo, “PP”. Il logo di VOX, il principale partito di estrema destra, era costituito dal nome del partito in verde. 

Un discorso simile vale per le elezioni politiche per il rinnovo del Parlamento spagnolo del 2023. L’unica eccezione è stata “Sumar”, la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Diaz, vicepresidente e ministra del lavoro del governo di Pedro Sánchez. In quel caso era stata inserita nel simbolo di Sumar una riproduzione del volto di Diaz, ma non il suo nome.

Va comunque sottolineato che in Spagna il voto alle elezioni politiche  funziona in modo diverso rispetto all’Italia (come vedremo meglio più avanti, un discorso simile vale per la Francia). Per eleggere i componenti del Congresso dei deputati (l’equivalente della nostra Camera), quando arrivano al seggio gli elettori devono scegliere la scheda elettorale (in spagnolo papeleta electoral) con i nomi dei candidati del partito che intendono votare, e devono poi inserirla in una busta da consegnare agli scrutatori. In Italia, invece, i simboli dei partiti sono tutti presenti su una scheda unica, come avviene in Spagna solo per l’elezione di una parte dei senatori.
Immagine 2. I simboli di quattro tra i principali partiti politici spagnoli
Immagine 2. I simboli di quattro tra i principali partiti politici spagnoli

L’austerità tedesca

I nostri colleghi fact-checker tedeschi di Correctiv ci hanno spiegato che in Germania non c’è mai stata una discussione sulla possibilità di inserire il nome dei leader nei simboli dei partiti in occasione delle varie campagne elettorali. Non solo: in Germania la scheda elettorale per le elezioni europee contiene di solito solo il nome dei partiti, ma non il loro simbolo. 

In generale i simboli dei partiti tedeschi sono molto semplici, non hanno una forma predefinita e contengono il più delle volte l’acronimo del nome del partito. È questo il caso dell’Unione Cristiano-Democratica di Germania (CDU), del Partito Socialdemocratico di Germania (SPD), di Alternative für Deutschland (Afd) e di Bündnis 90/Die Grünen, di cui fanno parte i Verdi.
Immagine 3. I simboli di quattro tra i principali partiti politici tedeschi
Immagine 3. I simboli di quattro tra i principali partiti politici tedeschi
I colleghi di Correctiv hanno spiegato a Pagella Politica che alcuni partiti, nati di recente, hanno inserito nel nome quello del proprio leader. È questo il caso di Bündnis Sahra Wagenknecht – Vernunft und Gerechtigkeit (in italiano “Alleanza Sahra Wagenknecht – Ragione e Giustizia”), un partito di sinistra fondato a gennaio 2024 da alcuni politici fuoriusciti dal partito Die Linke. Il nome del partito contiene quello della sua presidente Sahra Wagenknecht, deputata del Bundestag.

Il caso francese

Anche in Francia, come avviene in Spagna, per eleggere i membri dell’Assemblea nazionale e quelli del Parlamento europeo gli elettori devono scegliere la scheda del partito che preferiscono e devono inserirla all’interno di una busta al seggio elettorale. 

E come in Spagna e in Germania, i simboli elettorali dei partiti non contengono riferimenti al nome dei loro leader, nemmeno quelli che hanno lo stesso leader da molti anni, come il Rassemblement National di Marine Le Pen. «L’unico tentativo di inserire il nome all’interno del simbolo è stato fatto dal presidente francese Emmanuel Macron, che nel 2016 ha chiamato il suo partito En Marche!, il cui acronimo (EM) riprende le iniziali del suo nome», ha sottolineato Maestri. «Ma questo è giustificabile dal fatto che la Francia è un sistema semipresidenziale, dove il presidente della Repubblica è eletto direttamente dai cittadini e nelle elezioni presidenziali c’è quindi la necessità di farsi riconoscere come candidato». Nel 2022, comunque, En Marche! ha cambiato nome in Renaissance

Per quanto riguarda le elezioni europee, c’è comunque una differenza sostanziale tra l’Italia e gli altri tre grandi Paesi europei. In tutti e quattro i Paesi, i componenti del Parlamento europeo sono eletti con un sistema proporzionale, ma solo in Italia ci sono le preferenze. In pratica, solo nel nostro Paese gli elettori possono indicare il nome dei parlamentari europei che intendono votare, mentre in Germania, Francia e Spagna ci sono le cosiddette “liste bloccate”, scelte dai partiti. In parte, questa differenza potrebbe spiegare l’insistenza di alcuni partiti italiani di inserire il nome del proprio leader nel simbolo, soprattutto nei casi in cui il leader stesso è tra i candidati al Parlamento europeo. Per esempio, alle elezioni europee del 2019 erano candidati sia Giorgia Meloni sia Matteo Salvini, i cui nomi comparivano nei simboli di Fratelli d’Italia e Lega. Entrambi, però, rinunciarono al seggio.

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