Il 4 giugno l’ex ministro dei Trasporti e deputato del Partito democratico, Graziano Delrio, ha dichiarato che l’assegno unico è una misura che va ad aiutare «tutte le famiglie, senza eccezioni: nessuno resta escluso».

L’affermazione è decisamente esagerata. Come vedremo, la situazione è più complessa e alcune esclusioni – per quanto giustificate – ci sono. Prima di tutto facciamo un po’ di chiarezza su cosa sia l’assegno unico e che cosa sia stato fatto in proposito.

Che cos’è l’assegno unico

In parole semplici, l’«assegno unico e universale», come viene definito nella legge delega che autorizza il governo ad adottare i decreti legislativi necessari, è un trasferimento di denaro (o un credito d’imposta) su base mensile dallo Stato alle famiglie con figli a carico. Si tratta di una misura non ancora attiva, ma che lo sarà nel prossimo futuro.

Al momento esistono infatti due norme, entrambe approvate negli ultimi mesi, che si occupano della questione. La citata legge delega (legge n.46 del 1° aprile 2021) e un recente decreto-legge (decreto-legge 79 dell’8 giugno 2021) che ha anticipato al 2021, per alcune categorie, l’arrivo dell’assegno unico.

Il decreto-legge n. 79

Il decreto-legge n. 79 dell’8 giugno, la cui legge di conversione è attualmente all’esame del Senato, riguarda solo alcune categorie. L’assegno unico, in base a questa norma, andrà in particolare (art. 1 del decreto) ai nuclei familiari che oggi non percepiscono gli Assegni al nucleo familiare (Anf).

Questi Anf sono prestazioni economiche erogate dall’Inps ai nuclei familiari di alcune categorie di lavoratori e pensionati. Con il decreto-legge n. 79 vengono dunque aiutati economicamente i lavoratori autonomi e i disoccupati, esclusi generalmente dagli Anf perché non rientrano nelle categorie di lavoratori che ne hanno diritto (ad esempio: lavoratori dipendenti del settore privato, lavoratori dipendenti agricoli, lavoratori domestici e somministrati, alcuni pensionati.

La norma ha carattere temporaneo, prende il via il 1° luglio 2021 e finisce il 31 dicembre di quest’anno. Secondo la relazione tecnica al decreto dovrebbe riguardare 1,8 milioni di nuclei familiari, per 2,7 milioni di minori. Gli importi varieranno tra un minimo di 30 euro a figlio fino a un massimo di 217,8 euro a figlio.

Dal 1° gennaio 2022 dovrebbe poi finalmente entrare in vigore l’assegno unico universale, una misura generale e uniforme per tutti.

Risultano esclusi (art. 1 e tabella allegata al decreto) da questa misura temporanea non solo i percettori degli Anf. Sono esclusi anche i cittadini stranieri che non abbiano determinati documenti, come ad esempio il «permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo» richiesto ai cittadini extra-comunitari. E sono esclusi anche i cittadini – italiani o stranieri – che non abbiano determinati requisiti di residenza (ad esempio essere residente in Italia da almeno due anni, anche non continuativi) o di tipo economico.

A proposito di questi ultimi viene ad esempio escluso chi non è soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia e chi ha un Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) superiore a 50 mila euro.

Insomma, chiaramente l’anticipazione dell’assegno unico che sarà in vigore nella seconda metà del 2021 non riguarda tutte le famiglie. Delrio del resto – è chiaro dal contesto – non sta parlando di questo, che è solo un passaggio verso l’assegno unico universale che dovrebbe vedere la luce nel 2022.

Andiamo allora a vedere i contenuti della legge delega di cui si è accennato sopra e che riguardano la misura più in generale.

La legge delega n. 46

La legge delega n. 46 del 1° aprile 2021 contiene diversi elementi che ci permettono di escludere che anche l’assegno unico definitivo vada a «tutte le famiglie» e nessuno resti escluso, come afferma Delrio.

In generale le leggi delega (artt. 76 e 77 Cost.), in parole semplici, sono leggi con cui il Parlamento dà al governo la possibilità di legiferare su un determinato argomento, presentando in seguito dei decreti legislativi. Nella legge delega il Parlamento fissa alcuni principi generali a cui il governo deve poi attenersi nell’attuazione. Vediamo dunque quelli stabiliti dalla legge n. 46 del 2021.

In primo luogo, viene stabilito (art. 1) che «l’accesso all’assegno (…) è assicurato per ogni figlio a carico con criteri di universalità e progressività, nei limiti stabiliti dalla presente legge».

Il primo limite è relativo all’Isee, che permette di differenziare l’importo dell’assegno «fino al suo eventuale azzeramento». Dunque è già previsto che siano possibili esclusioni – come accade già nel 2021 con l’assegno unico previsto dal decreto-legge n.79 di cui abbiamo parlato poco fa – in base alla ricchezza dei destinatari della misura. Anche perché le risorse previste (art.3) sono predeterminate e provengono da un fondo istituito dalla legge di Bilancio per il 2020 (art. 1 co.339) e dagli strumenti già esistenti (che verranno poi eliminati all’entrata in vigore dell’assegno unico) come il bonus bebè o il bonus maternità.

Vengono poi fissati (art.2) altri limiti, molti dei quali li abbiamo già visti nel decreto-legge n.79 (che infatti nel suo preambolo cita espressamente la legge delega n.46): in primo luogo quelli per i cittadini stranieri che devono essere in possesso di determinati documenti. Poi i limiti, validi anche per i cittadini italiani, relativi alla residenza (due anni anche non continuativi). Un altro limite è poi quello dell’essere soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia.

Tiriamo le fila

In base a tutto quello che abbiamo visto possiamo dire che l’assegno unico, nella sua veste definitiva, ancora non esiste. Bisognerà attendere i decreti legislativi con cui il governo darà seguito alla delega che il Parlamento gli ha dato con la legge n. 46 del 2021.

Quello che esiste è un assegno unico “temporaneo”, previsto dal decreto-legge n.79 del 2021, che però si rivolge solo a determinate categorie.

Anche in assenza dei decreti legislativi possiamo comunque dire che, alla luce dei principi stabiliti nella legge delega n.46, non è vero che l’assegno unico andrà ad aiutare «tutte le famiglie, senza eccezioni: nessuno resta escluso».

Saranno esclusi gli stranieri che non hanno determinati documenti che attestino la loro residenza regolare in Italia da almeno un certo numero di anni. Saranno esclusi i cittadini italiani e stranieri che non siano residenti da almeno due anni (anche non continuativamente). Saranno esclusi coloro che non sono soggetti al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia. Saranno esclusi, probabilmente, coloro che hanno un Isee superiore a determinate soglie.

Il verdetto

Il 4 giugno il deputato del Pd Graziano Delrio ha sostenuto che l’assegno unico è una misura che va ad aiutare «tutte le famiglie, senza eccezioni: nessuno resta escluso».

Per quanto la misura abbia carattere universalistico – e quindi non sia rivolta solo a specifiche categorie, come ad esempio i lavoratori subordinati – le esclusioni previste dalla legge sono diverse, sia di carattere amministrativo (ad esempio il possesso di determinati documenti o requisiti di residenza) sia di carattere economico (ad esempio dover pagare l’Irpef in Italia o avere un Isee inferiore a certe soglie).

Dunque per Delrio un “Nì”.