Il 17 marzo, la deputata del Pd Chiara Gribaudo ha scritto su Facebook che l’ultimo decreto del governo consente «di chiedere i congedi al 50 per cento della retribuzione solo a quei genitori che non possono svolgere il loro lavoro in smart working». Inoltre, la parlamentare ha sottolineato che per i genitori che abbiano un lavoro autonomo sia solo previsto il bonus baby sitter e non la possibilità di congedo. Secondo Gribaudo questo sistema implicherebbe che i genitori che lavorano da casa debbano contemporaneamente seguire i figli, «anche molto piccoli in Dad».

Il post della deputata si inserisce in una polemica montata lo stesso giorno su un virgolettato attribuito in alcuni articoli alla ministra per le Pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti (Italia viva): «In smartworking ci si può occupare dei figli. Bonus baby sitter non servono». La ministra, a sera, ha smentito questa affermazione, bollandola come «fake news», e ha specificato di non considerare lo smart working «uno strumento di conciliazione per prendersi cura dei figli lavorando a casa».

Abbiamo verificato la dichiarazione di Gribaudo e riporta informazioni corrette. Ad oggi i congedi parentali possono essere richiesti solo da chi non può lavorare in smart working.

Vediamo i dettagli.

Che cosa dice il decreto

Il testo di cui parla Gribaudo è il decreto-legge n.30 del 13 marzo 2021, con il quale sono state introdotte nuove misure per fronteggiare la pandemia e interventi a sostegno dei genitori che, per effetto della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado, devono occuparsi anche dei figli in casa. Il decreto è attualmente all’esame della Camera per la conversione, quindi potrebbe anche essere modificato nelle prossime settimane.

Secondo l’articolo 2, i lavoratori dipendenti con un figlio minore di 16 anni possono svolgere l’attività lavorativa da casa per tutta la durata della sospensione dell’attività didattica in presenza o eventualmente, in caso di contagio, della malattia e della quarantena del bambino.

Solo se il lavoro non può essere svolto «in modalità agile» e se il figlio ha meno di 14 anni, uno dei due genitori – ma non entrambi – può richiedere un congedo dal lavoro, sempre per il periodo corrispondente alla chiusura delle scuole o alla malattia/quarantena del figlio (art.2, co.2). Al periodo di congedo viene riconosciuto il 50 per cento della retribuzione (co.3). La norma è rivolta ai soli lavoratori dipendenti. Il periodo di astensione dal lavoro, in questo caso, non viene calcolato nei mesi di congedo parentale che già spettano ai genitori prima che il bambino compia 12 anni (10 mesi in totale per il nucleo familiare, elevabili a 11 se è il padre a stare a casa per più di 3 mesi continuativi).

I lavoratori autonomi con figli minori di 14 anni possono invece solo ottenere il bonus baby-sitting per un massimo di 100 euro a settimana. Lo stesso contributo può essere richiesto dai «lavoratori dipendenti del settore sanitario, pubblico e privato accreditato» se sono medici, infermieri e operatori socio-sanitari.

Gribaudo ha dunque ragione. Il congedo può essere richiesto solo da chi non può lavorare in smart working, implicando così che il genitore che lavora da casa debba contemporaneamente occuparsi dei figli (in questo periodo alle prese con la didattica a distanza). Per i lavoratori autonomi, invece, il congedo non è proprio previsto.

Il verdetto

La deputata del Pd Chiara Gribaudo ha dichiarato che l’ultimo decreto del governo per il contrasto alla pandemia concede i congedi solo ai genitori lavoratori dipendenti e che non possono svolgere il loro lavoro in smart working. Chi può lavorare in modalità agile, quindi, è anche tenuto a occuparsi dei figli a casa per effetto della chiusura delle scuole di ogni ordine e grado. I lavoratori autonomi, poi, non hanno accesso al beneficio e possono solo richiedere il bonus baby-sitting.

Le informazioni riportate da Gribaudo sono tutte corrette, in base al decreto del 13 marzo. I genitori possono richiedere un congedo della durata della sospensione delle attività didattiche solo se sono dipendenti, se il figlio ha meno di 14 anni e se l’attività lavorativa non può essere svolta da casa.

Gribaudo merita un “Vero”.