Il 9 ottobre il presidente di centrodestra della Regione Liguria Giovanni Toti (Cambiamo!) ha scritto su Facebook che in Liguria la diffusione del nuovo coronavirus «è in linea con la media nazionale».

Abbiamo verificato che cosa dicono i numeri sull’incidenza dei nuovi casi, sui tassi di positività e sugli ospedalizzati, e Toti sbaglia: la Liguria è tra le regioni che come andamento del contagio al momento preoccupano di più.

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Quanti casi in rapporto alla popolazione

Partiamo con i dati sull’incidenza dei casi, ossia il rapporto tra i nuovi contagiati e la popolazione della Liguria.

Secondo i dati della Protezione civile elaborati dal nostro collaboratore Lorenzo Ruffino, al 9 ottobre (data della dichiarazione di Toti) in Liguria c’erano circa 100 nuovi casi ogni milione di abitanti. Questo dato è una media mobile a sette giorni, un particolare tipo di media che permette di limare la variabilità dei singoli dati giornalieri, spesso affetti da ritardi di comunicazione.

Nessuna regione aveva un’incidenza più alta della Liguria: la media nazionale era di circa 58, poco più della metà di quella ligure.

Negli ultimi due giorni la situazione in Liguria è ancora peggiorata. All’11 ottobre l’incidenza era di 130 casi ogni milione di abitanti, il secondo dato più alto del Paese, dietro ai 149 della Valle d’Aosta, e il doppio dei circa 65 di media nazionale (Grafico 1).

Inoltre la provincia del capoluogo ligure Genova – dove i dati sono peggiorati negli ultimi giorni – è tra quelle in cima alla classifica, con un’incidenza di più di 100 casi per milione di abitanti, insieme, tra le altre, a Belluno (Veneto), Pisa (Toscana) e Napoli (Campania).

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Quanti sono i positivi rispetto ai test

Un secondo dato che mostra perché la Liguria stia vivendo una situazione peggiore rispetto ad altre regioni riguarda i tassi di positività di tamponi e di casi testati. Il primo indica il rapporto tra il numero di positivi trovati rispetto al numero di tamponi fatto (numero che tiene conto, per esempio, anche dei tamponi di controllo fatti ai soggetti in via di guarigione); il secondo indica il rapporto tra il numero di positivi e i casi testati (che non corrispondono propriamente al numero preciso di test diagnostici fatti per trovare i nuovi positivi: come appena detto, a uno stesso soggetto possono essere fatti più test).

Più è alta è la percentuale dei tassi di positività, più è elevata la difficoltà di un sistema di testing di una regione di stare dietro ai nuovi contagi. Segno anche di una maggiore diffusione del virus.

Nell’ultima settimana – tra il 5 e l’11 ottobre – in Liguria si trovavano in media oltre 9 positivi ogni 100 tamponi fatti, uno dei tre rapporti più alti in Italia, insieme a Campania e Valle d’Aosta. La percentuale scende a poco meno di 5 su 100 prendendo in considerazione i casi testati, ma anche qui siamo tra i livelli più elevati del Paese (Grafico 2).

Come si vede dal Grafico 2, dal 7 settembre la Liguria è l’unica regione ad avere stabilmente un tasso di positività dei tamponi giornaliero superiore alla percentuale del 5 per cento, quella indicata dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come valore soglia per stabilire se l’epidemia di nuovo coronavirus è considerabile come sotto controllo in una determinata area. …

Se infatti si supera questo valore, diventa molto probabile che ci siano casi che non vengono rilevati dal sistema, con la conseguenza che i focolai non vengono isolati in maniera tempestiva e la circolazione del virus può aumentare sfuggendo al controllo delle autorità.

In ogni caso, le curve liguri dei tassi di positività, sia dei tamponi che dei casi testati, continuano a crescere.

I dati sugli ospedali

Infine, guardiamo i dati sugli ospedalizzati. Al 9 ottobre (giorno della dichiarazione di Toti) in Liguria c’erano 199 pazienti ricoverati con sintomi e 26 in terapia intensiva, ossia 225 contagiati in strutture ospedaliere: il 9,9 per cento sul totale dei 2.275 “attualmente positivi”. La media nazionale era del 6,4 per cento.

All’11 ottobre gli ospedalizzati in Liguria erano il 10,2 per cento (264) su un totale di 2.598 “attualmente positivi”. Anche qui la media nazionale era più bassa, intorno al 6,2 per cento.

Come abbiamo spiegato in passato, le differenze regionali dei dati sugli ospedalizzati possono spiegarsi in due modi: da un lato è possibile che alcune regioni abbiano politiche di ricovero più o meno restrittive (per esempio, ricoverino anche chi non ha gravi sintomi perché non può stare in isolamento a casa); dall’altro lato è possibile che alcune regioni non riescano a individuare centinaia di casi, concentrandosi principalmente su quelli con sintomi più evidenti. E gli elevati tassi di positività liguri, rispetto alla media nazionale, suggeriscono che questa seconda spiegazione sia la più attendibile.

In ogni caso, maggiore è la percentuale degli ospedalizzati, maggiore è il carico sul sistema sanitario locale.

Il verdetto

Secondo Giovanni Toti, la Liguria – regione di cui è presidente – ha una «diffusione» del coronavirus in linea con la «media nazionale». Abbiamo verificato e le cose non stanno per nulla così.

Negli ultimi giorni la Liguria ha superato un’incidenza dei casi rispetto a un milione di abitanti superiore a 130 unità, contro una media nazionale pari a circa la metà.

I tassi di positività dei tamponi e dei casi testati sono poi tra i più alti del Paese; in generale, negli ultimi giorni quasi 9 tamponi su 100 in Liguria erano positivi (la soglia di “allerta”, secondo l’Oms, è del 5 per cento).

Infine, secondo i dati più aggiornati la Liguria aveva circa 10 contagiati su 100 in ospedale; la media nazionale è di circa 6 su 100. Questi numeri possono essere il segno che in Liguria si riescano a rilevare soprattutto i casi con sintomi più evidenti.

In conclusione, Toti si merita una “Panzana pazzesca”.