Il 24 settembre la deputata di Fratelli d’Italia Maria Teresa Bellucci ha criticato sulla sua pagina Facebook la maggioranza per non aver inserito la promozione della natalità tra le priorità a cui destinare le risorse del Recovery Fund, nonostante l’Italia sia il «fanalino di coda in Europa per nascite di bambini».

Quest’ultimo dato è corretto, come vedremo, ma il resto dell’affermazione di Bellucci è sostanzialmente sbagliata. Andiamo a vedere i dati.

Italia ultima in Europa per nascite

Già in passato abbiamo verificato che, in base ai dati relativi al 2018, l’Italia ha il tasso di natalità – cioè il il rapporto tra il numero dei nati vivi e il totale della popolazione – più basso di tutta l’Unione europea: 7,3 nati vivi ogni mille persone. Penultima arrivava la Spagna con 7,9 nati vivi ogni mille persone e terzultima la Grecia, con 8,1 nati vivi ogni mille persone.

In base ai dati più recenti, riferiti al 2019 e ancora provvisori, la classifica non è cambiata, ma la situazione è addirittura peggiorata.

L’Italia resta ultima, con 7 nati vivi ogni mille persone, dietro a Spagna (7,6/1.000) e Grecia (7,8/1.000). Se allarghiamo lo sguardo al resto degli Stati d’Europa, che non fanno parte della Ue, l’Italia viene scalzata dall’ultima posizione da San Marino (6,7/1.000) e appaiata in penultima posizione da Andorra.

Dunque è vero che l’Italia sia fanalino di coda in Europa per nascite di bambini, come affermato da Bellucci. Vediamo ora se davvero il contrasto di questo fenomeno non sia una priorità per il governo nell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund.

Le priorità del Recovery Fund

Come abbiamo scritto di recente, l’Italia ha iniziato a discutere ufficialmente di come utilizzare le risorse europee del Recovery Fund (o, più precisamente, per il fondo Recovery and Resilience) il 15 settembre, quando sono state presentate in Parlamento le “Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr), approvate il 9 settembre dal Comitato interministeriale degli Affari europei.

Siamo attualmente in una fase preliminare del negoziato con la Commissione europea, come ha spiegato il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Il Parlamento sta discutendo un documento preliminare, che poi il governo potrà presentare a Bruxelles già ad ottobre per avere una prima valutazione da parte della Commissione. La presentazione e la valutazione ufficiale del Pnrr definitivo è invece prevista tra gennaio e aprile 2021.

Uno dei tredici obiettivi di lungo termine

All’interno delle “Linee guida” vengono fissati tredici «obiettivi quantitativi di lungo termine» al cui raggiungimento contribuirà «la strategia complessiva di riforma e politica economica del Pnrr».

L’ottavo obiettivo recita: «Promuovere una ripresa del tasso di natalità e della crescita demografica». Dunque già a un primo sguardo risulta non essere vero che la promozione della natalità sia una «grande assente» tra le priorità di utilizzo del Recovery Fund, come sostiene Bellucci.

Aumentare crescita e occupazione per aumentare la natalità

Che invertire il trend di denatalità sia necessario, anche per il governo, risulta poi anche da quanto scritto nel paragrafo dedicato al «contesto economico e sociale italiano». Qui infatti si legge che il tasso di fecondità (cioè il numero medio di figli per donna) «è stato pari a 1,29 figli per donna, uno dei valori più bassi dell’Ue». Precisiamo che il dato – riferito al 2018, il più recente disponibile – risulta corretto e ci colloca nelle ultime posizioni nella Ue con Spagna e Malta

Queste dinamiche demografiche, che hanno portato a un calo della popolazione residente negli ultimi anni, secondo le “Linee guida” sono acuite da una serie di altre tendenze, economiche e sociali, come ad esempio una bassa crescita economica e una bassa partecipazione al mercato del lavoro. L’inversione di queste tendenze sono tra le priorità fissate dal governo per il Pnrr (rispettivamente primo e quarto obiettivo dei tredici elencati).

La riforma del fisco per sostenere la natalità (Family Act)

Di contrasto alla bassa natalità si parla inoltre anche nel capitolo delle “Linee guida” dedicato alle riforme «di supporto al piano». Qui, in particolare nella sezione dedicata alla riforma fiscale, si legge che «l’Italia è afflitta ormai da diversi anni da un quadro generale di severa crisi demografica» e che «il superamento di questa situazione di criticità è una questione di interesse nazionale di prioritaria rilevanza». Per questo servono «strategie pluriennali che affrontino in modo completo la questione».

A questo proposito viene citato il Family Act, il disegno di legge approvato l’11 giugno dal Consiglio dei ministri (Cdm), che delega il governo ad adottare misure per il sostegno delle famiglie. In particolare: istituire un assegno universale mensile per ogni figlio a carico fino all’età adulta; rafforzare le politiche di sostegno alle famiglie per le spese educative e scolastiche, e per le attività sportive e culturali; riformare ed estendere i congedi parentali; introdurre incentivi al lavoro femminile; e sostenere l’autonomia finanziaria degli under-35, con un sostegno per le spese universitarie e per l’affitto della prima casa.

Il verdetto

Maria Teresa Bellucci, deputata di Fratelli d’Italia, ha affermato il 24 settembre che nonostante l’Italia sia fanalino di coda in Europa per nascite di bambini, il sostegno alla natalità non è tra le priorità considerate dal governo per l’utilizzo delle risorse del Recovery Fund.

La premessa da cui muove Bellucci è corretta: l’Italia è ultima nella Ue (e penultima in Europa, dietro a San Marino) per tasso di natalità. Ma è falso che il governo, stando ai documenti ufficiali, non abbia preso in considerazione il problema nella stesura delle priorità a cui dedicare le risorse messe a disposizione dall’Unione europea con il Recovery Fund.

Il contrasto alla denatalità è uno dei 13 obiettivi di lungo termine fissati dal governo per il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), legato al Recovery Fund. Inoltre anche alcuni degli altri obiettivi fissati, come l’aumento della crescita economica e dell’occupazione, si prevede possano influire positivamente sull’aumento delle nascite. Infine anche tra le riforme «di supporto» al Pnrr viene prevista, in particolare all’interno della riforma fiscale, l’adozione di strategie pluriennali di sostegno alla natalità e viene citato ad esempio il Family Act. Questo è un disegno di legge, approvato in Cdm a giugno, che impegna il governo a introdurre una serie di misure di sostegno per le famiglie (ad esempio, l’assegno unico per i figli a carico), tese tra l’altro ad aumentare le nascite. Nel complesso dunque per Bellucci un “Nì”.