Il 22 aprile, in un’intervista con Sky Tg24, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio (M5s) ha commentato (min. 0:19) lo scopo di Immuni, l’applicazione di contact tracing che le autorità italiane impiegheranno per tracciare i contatti delle persone contagiate da nuovo coronavirus nel nostro Paese, durante la cosiddetta “Fase 2” dell’epidemia.

Secondo l’ex capo politico del M5s, Immuni «serve a permettere a un cittadino di avere una segnalazione nel caso in cui stia per entrare a contatto con un positivo».

Abbiamo verificato e Di Maio fa un po’ di confusione.

Che cos’è Immuni e come funzionerà

Il 16 aprile scorso il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri ha firmato un’ordinanza con cui ha comunicato che un gruppo di esperti nominato dal governo ha selezionato la applicazione Immuni – sviluppata dalla società milanese Bending Spoons – per essere utilizzata, nelle prossime settimane, nel tracciamento dei contatti (contact tracing in inglese) e cercare di ridurre la diffusione del nuovo coronavirus nel Paese.

«Il contact tracing può infatti aiutare ad identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e, se condotto in modo sufficientemente rapido, può impedire la trasmissione successiva dai casi secondari», si legge nell’ordinanza.

Strumenti simili sono stati applicati negli scorsi mesi in altre nazioni del mondo, come Corea del Sud e Singapore.

Al momento non sono ancora noti tutti i dettagli sul funzionamento procedurale di Immuni, ma è chiaro quale sarà il suo meccanismo di base, spiegato a grandi linee anche dal Ministero della Salute in un comunicato del 17 aprile.

Durante la prossima “Fase 2”, l’applicazione si potrà scaricare sul proprio smartphone in maniera volontaria – dunque non sarà obbligatoria – e funzionerà grazie al bluetooth.

Semplificando: per ogni persona che utilizzerà l’app, Immuni creerà un registro con tre informazioni di base: quali sono gli altri dispositivi con i quali si è entrati in contatto; a quale distanza; e per quanto tempo.

«Il sistema non ha l’obiettivo di geolocalizzazione ma quello di tracciare per un determinato periodo di tempo degli identificativi criptati dei cellulari con il quale il soggetto positivo al virus è entrato in stretto contatto», ha sottolineato il Ministero della Salute. «Questo accade solo se in entrambi i cellulari è presente l’applicazione di tracciamento».

Se una persona che utilizza Immuni dovesse risultare positiva a un test per il nuovo coronavirus, un operatore medico – autorizzato dal cittadino positivo – invierà un input, attraverso un identificativo anonimo, a tutti quegli utenti (identificati anch’essi in modo anonimo) che sono entrati in contatto con il contagiato.

In sostanza, Immuni serve a segnalare a chi utilizza l’app se si è entrati in contatto con persone – magari asintomatiche al momento dell’incontro – che poi sono risultate essere contagiate dal nuovo coronavirus. In questo modo è possibile scoprire se tra le persone incontrate dal contagiato, qualcuna ha iniziato a manifestare i sintomi o, una volta effettuato un test, ha contratto il virus.

Dunque Di Maio sbaglia sui tempi, quando dice che Immuni permetterà «a un cittadino di avere una segnalazione nel caso in cui stia per entrare a contatto con un positivo».

La app non dice a chi la utilizza se sta per incontrare un contagiato, ma se molto probabilmente ne è entrato in contatto nelle ore o nei giorni precedenti.

Il tracciamento dei contatti non avviene infatti in avanti – o nel futuro, per così dire – ma a ritroso, sui dati raccolti nel passato.

Il verdetto

Secondo Luigi Di Maio, la app di contact tracing Immuni permette «a un cittadino di avere una segnalazione nel caso in cui stia per entrare a contatto con un positivo».

L’ex capo politico del M5s, oggi ministro degli Esteri, sbaglia: le cose non stanno così.

Immuni non serve infatti a segnalare la possibilità che si possa entrare in contatto con un contagiato nel futuro, ma serve a segnalare la possibilità che si possa essere entrati in contatto con un contagiato nel passato. Insomma, un errore non da poco.

Come suggerisce il nome stesso, l’obiettivo delle app del tracciamento dei contatti è quello di ricostruire i contatti che le persone poi risultate essere positive hanno avuto nelle ore o nei giorni precedenti. E non quello di prevedere i contatti futuri delle persone non contagiate con quelle invece risultate positive.

“Pinocchio andante”, dunque, per Di Maio.