Il 24 novembre, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese è stata ospite di Mezz’ora in più su Rai3, in quella che secondo la conduttrice Lucia Annunziata è stata «la prima intervista televisiva» da ministra dell’ex prefetta di Milano e Venezia.

Nel commentare la diffusione del consumo di droga in Italia, Lamorgese ha aggiunto (min. -43:21) che «i ragazzi, se andiamo a verificare, purtroppo sempre più in giovane età fanno ricorso anche all’alcol, e anche l’alcol è vietato fino ai 18 anni».

Ma è davvero così? I giovani bevono sempre più alcol? Siamo andati a verificare, come suggerito dalla ministra, e abbiamo scoperto che Lamorgese è imprecisa. Vediamo perché.

I dati dell’Istituto superiore di sanità

Ogni anno, l’Osservatorio nazionale alcol (Ona) dell’Istituto superiore di sanità (Iss) organizza il convegno Alcohol prevention day (Adp), un evento in cui vengono presentati le elaborazioni più recenti dei dati Istat e del Ministero della Salute per quanto riguarda il consumo di alcol nel nostro Paese.

Il 15 maggio scorso, all’Adp 2019 sono state presentate le statistiche più aggiornate sul tema, poi raccolte nel rapporto “Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni” dell’Istituto superiore di sanità.

Un intero capitolo della ricerca è dedicata al consumo di alcol tra i giovani.

«Nel 2017, il 52,5 per cento dei ragazzi e il 42,3 per cento delle ragazze di età compresa tra 11 e 25 anni ha consumato almeno una bevanda alcolica nel corso dell’anno», si legge nel rapporto. «Rispetto alla precedente rilevazione non si rilevano variazioni significative dei consumatori di bevande alcoliche né tra i ragazzi né tra le ragazze».

Questa statistica fa generalmente riferimento a chi nei 12 mesi precedenti la rilevazione ha bevuto almeno una bevanda con alcol, sia esso vino, birra, super alcolico o amaro.

Ma «variazioni significative rispetto all’ultima rilevazione», spiega il rapporto, non ci sono neanche se si guarda al cosiddetto fenomeno del binge drinking, inteso come «l’assunzione in un’unica occasione di consumo di elevate quantità di alcol».

Secondo le elaborazioni più recenti dell’Istituto superiore di sanità, in Italia non sembra esserci stato dunque un aumento di ricorso all’alcol tra i giovani, come indicato da Lamorgese. I dati dicono la stessa cosa se si analizzano più nel dettaglio le diverse categorie di età?

Tra i giovani con un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni, «il 9,7 per cento dei ragazzi e il 7,3 per cento delle ragazze hanno dichiarato di aver consumato bevande alcoliche lontano dai pasti e una quota minore ha dichiarato di aver praticato il binge drinking e non si registrano variazioni statisticamente significative rispetto allo scorso anno». Stesso discorso vale per la classe di età 18-20 anni e quella 21-25 anni.

Se si amplia l’orizzonte temporale, si scopre che tra il 2007 e il 2017, nelle 10 categorie di tipologia di consumo monitorate dal rapporto, i maschi (11-25 anni) hanno aumentato il consumo solo per gli “aperitivi alcolici”, mentre il consumo di vino e birra e il binge drinking è diminuito.

Per esempio, il consumo almeno di una bevanda alcolica tra i giovani maschi nel 2007 era al 59,1 per cento, dieci anni dopo sceso al 52,5 per cento visto prima.

Discorso diverso vale per le femmine (11-25 anni). Rispetto al 2007, nel 2017 si sono confermati alcuni trend di crescita – come quello del binge drinking – iniziati negli ultimi anni. Ma anche qui, per quanto riguarda le bevande alcoliche la percentuale nel 2007 era al 45,9 per cento, nel 2017 sceso al 42,3 per cento citato in precedenza.

Lo studio dell’Oms sull’Europa

In generale, la riduzione del consumo di alcol registrata negli ultimi 10 anni in Italia è confermata anche dalle statistiche pubblicate nel 2018 dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in uno studio su 30 Paesi europei.

Secondo l’Oms, per quanto riguarda i giovani (15-24 anni) che si sono dichiarati astemi negli ultimi 12 mesi, tra il 2010 e il 2016 in Italia c’è stato un aumento delle percentuali, sia per maschi che per femmine, con percentuali migliori della media europea.

Stesso discorso vale per il consumo pro capite di alcol e la diffusione di alto consumo episodico di alcol.

Che cosa dice la legge

Lamorgese sbaglia dunque quando dice che i giovani fanno sempre più consumo di alcol, ma ha ragione quando afferma che «l’alcol è vietato fino ai 18 anni»?

In Italia, la “Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati” (n. 125 del 2001) è stata modificata nel corso degli anni per normare nello specifico la vendita e la somministrazione di alcol, e non il suo consumo in generale. Con somministrazione si intende la vendita di un prodotto fatta per consumarlo sul posto.

Nel 2012, la conversione in legge del decreto n. 58 ha introdotto nella legge quadro il divieto di vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, mentre a febbraio 2017 il cosiddetto “decreto Minniti” – dal nome dell’allora ministro dell’Interno – ha esteso (art. 7, co. 2) questo divieto anche a chi somministra alcol ai minorenni.

In breve: chi vende o somministra alcol a minori di 18 anni commette un illecito di natura amministrativa, punita con una sanzione pecuniaria (che in caso di recidività può arrivare a 2.000 euro). Se la sola somministrazione (e non la vendita) coinvolge minori di 16 anni, entra in gioco il codice penale (art. 689), che sanziona questo reato «con l’arresto fino a un anno».

Il verdetto

Nella sua prima intervista televisiva da ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese ha detto che «i ragazzi, se andiamo a verificare, purtroppo sempre più in giovane età fanno ricorso anche all’alcol, e anche l’alcol è vietato fino ai 18 anni».

Per quanto riguarda l’aumento del consumo di alcolici tra i giovani, le elaborazioni statistiche più recenti non hanno rilevato una crescita tra maschi e femmine con un’età compresa tra gli 11 e i 25 anni. Anzi, negli ultimi 10 anni c’è un trend generale di decrescita, a parte alcune sottocategorie di consumo.

Per quanto riguarda le normative vigenti, è vero che l’alcol «è vietato fino ai 18 anni», ma in un senso specifico, e non il suo consumo in generale. La legge infatti punisce chi vende o somministra alcol ai minorenni, con maggiore severità a seconda che siano coinvolti o meno giovani con meno di 16 anni.

In conclusione, Lamorgese si merita un “Pinocchio andante”.