Il 17 settembre 2019 il senatore Paolo Arrigoni (Lega), in occasione della presentazione al Senato del rapporto Ispra sul consumo di suolo, ha detto che «l’Unione europea ci impone di arrivare al consumo del suolo zero al 2050» e che in Italia il «40 per cento del suolo coperto sono infrastrutture».

È davvero così? Abbiamo verificato.

Che cosa prevede l’Ue

L’Unione europea ha imposto (art. 23 della decisione n. 1386/2013) un «consumo netto di suolo pari a zero entro il 2050». Il fatto che il consumo debba essere «netto» è centrale e leggermente diverso rispetto a quanto detto da Arrigoni.

Secondo quanto stabilito dall’Ue, sarà possibile costruire infrastrutture su terreni vergini ma per ogni ettaro o metro quadrato sottratto al suolo naturale per costruire nuove strade, edifici o altro e si dovranno ripristinare allo stato naturale uguali porzioni di suolo prima usate a scopi edilizi, stradali o simili. Così facendo, il saldo tra i nuovi consumi di suolo e il ripristino dello stato naturale dei vecchi consumi risulterà essere pari a zero.

L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) nell’edizione 2019 del rapporto sul consumo del suolo nel nostro Paese – presentato al Senato il 17 settembre 2019 – ha fatto un bilancio tra il nuovo consumo e le aree ripristinate in Italia.

Nel 2018 «le nuove coperture artificiali […] hanno riguardato altri 51 chilometri quadrati di territorio» ed è stato calcolato un consumo di suolo netto pari a circa 48 chilometri quadrati, equivalenti a 1,6 metri quadrati per ogni ettaro di territorio italiano. Bisogna poi considerare che 3,7 chilometri quadrati sono passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile a suolo consumato permanente.

Quanto suolo coprono le infrastrutture

Secondo i dati del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente che collabora con l’Ispra, nel 2018 la porzione di suolo nazionale consumato rispetto alla superficie complessiva del Paese è risultata essere pari al 7,64 per cento.

Ma quanto suolo coperto sono infrastrutture?

In occasione della presentazione al Senato dell’ultimo rapporto Ispra, era presente anche Paolo Arrigoni. In questo documento non si parla della quantità di suolo coperta da infrastrutture: il dato era però riportato in un rapporto stilato dall’Ispra di qualche anno fa.

Il rapporto del 2015 – che prendeva in esame l’anno precedente e, quindi, il 2014 – esaminava le principali tipologie di copertura artificiale che consumano il suolo italiano e in cui si concentra la gran parte della superficie persa.

Si leggeva che «le infrastrutture di trasporto rappresentano circa il 41 per cento del totale del suolo consumato. Di queste, il contributo più significativo viene dalle strade asfaltate» mentre «le aree coperte da edifici costituiscono il 30 per cento del totale del suolo consumato e si collocano prevalentemente in aree urbane». Le altre superfici asfaltate o «fortemente compattate o scavate» come, ad esempio, piazzali, parcheggi, discariche, aree estrattive e serre, costituivano il 28,7 per cento del suolo.

È quindi possibile che Arrigoni faccia riferimento – seppur in modo leggermente impreciso dal momento che non specifica quale tipo di infrastrutture siano prese in esame – ad un dato del 2014.

Che cosa ci ha detto l’Ispra

Dal momento che Ispra nelle sue ultime pubblicazioni non ha scritto nulla sulla quantità di suolo ricoperta da infrastrutture, Pagella Politica ha contatto direttamente Michele Munafò, responsabile del consumo di suolo dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale e curatore del rapporto 2019.

Secondo Munafò «non dovremmo discostarci molto in termini percentuali dai dati 2015» anche se non esiste un dato certo e verificato per il 2018. Dunque, possiamo stimare che anche oggi in Italia le infrastrutture coprono circa il 40 per cento del suolo consumato.

Consumiamo troppo suolo?

Dunque, guardando al suolo italiano, ne consumiamo troppo?

Il nostro Paese è composto prevalentemente da colline e montagne (più del 70 per cento) dove è difficile o impossibile costruire infrastrutture. Quindi, vista la concentrazione della maggioranza delle infrastrutture su superfici limitate del Paese la questione di un uso e riuso efficiente e sostenibile del suolo diventa importante.

Secondo il rapporto 2019 dell’Ispra il consumo di suolo, il degrado del territorio e la perdita delle funzioni dei nostri ecosistemi continuano a un ritmo non sostenibile, mentre il rallentamento delle nuove coperture artificiali registrato negli anni passati, ascrivibile prevalentemente alla crisi economica, si è fermato.

In alcune aree del Paese, si è consolidata, al contrario, un’inversione di tendenza a scapito del suolo naturale a causa dell’assenza di interventi normativi efficaci o in attesa della loro attuazione e della definizione di un quadro di indirizzo omogeneo a livello nazionale.

Il verdetto

Il senatore Paolo Arrigoni (Lega) ha detto che l’Ue ci impone di «arrivare al consumo del suolo zero al 2050» e che il 40 per cento di suolo coperto sono infrastrutture.

Arrigoni ha sostanzialmente ragione. L’Ue ha imposto, entro il 2050, un azzeramento del consumo di suolo netto e, secondo Ispra, possiamo stimare che circa il 40 per cento del nostro suolo consumato in Italia è oggi coperto da infrastrutture.

In conclusione Arrigoni merita un “Vero”.