L’ex presidente della Camera Laura Boldrini ha scritto il 5 settembre su Twitter che oggi le diseguaglianze sono in aumento in Italia.

È un’affermazione corretta, secondo l’indicatore più usato a questo proposito.

La diseguaglianza negli ultimi anni

La diseguaglianza viene calcolata, sia dall’Istat che da Eurostat, utilizzando il “coefficiente di Gini”. Questo misura quanto la distribuzione del reddito all’interno di uno Stato si discosti da una distribuzione perfettamente uguale: un coefficiente pari a zero indica una redistribuzione completamente egualitaria mentre 100 il massimo della diseguaglianza, in cui una sola persona detiene tutto il reddito del Paese.

Come risulta dal database Eurostat, nel 2018 l’Italia ha raggiunto un coefficiente di Gini pari a 33,4. Questo non solo è uno dei peggiori dati dell’Unione europea (il quintultimo dietro Romania, Bulgaria, Lettonia e Lituania), e il peggiore dell’Europa occidentale (nel 2018 abbiamo superato Spagna e Grecia, che erano messe peggio di noi nel 2017), ma è anche il record negativo per il nostro Paese degli ultimi 24 anni.

Le serie di Eurostat iniziano infatti dal 1995, quando il coefficiente di Gini era pari a 33 su 100. Sceso progressivamente negli anni successivi, era arrivato a 29 nel 2001. Nel 2004, dopo due anni di interruzione nei dati, era risalito a 32,9, e nuovamente era sceso fino al 2008 – anno di inizio della crisi – quando aveva toccato i 31,2 punti.

Con andamento altalenante, era comunque cresciuto negli anni successivi, fino a sfondare quota 33 – cosa che non accadeva appunto dal 1995 – nel 2016, con il 33,1.

Nel 2017 si era invece registrata una riduzione delle diseguaglianze, con il coefficiente di Gini sceso a 32,7. Poi, nel 2018, il nuovo record di 33,4 punti su 100.

Il verdetto

Laura Boldrini, affermando che oggi le diseguaglianze sono in aumento, ha ragione. Il coefficiente di Gini, che viene utilizzato in economia per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito all’interno di un Paese, ha fatto registrare il suo record negli ultimi 24 anni nel 2018. Per l’ex presidente della Camera dunque un “Vero”.