Grillo & i media italiani: una storia che dura oramai da diversi anni e che ha incluso iniziative da parte del Movimento come quella del “Giornalista del Giorno” nonché minacce di denuncia da parte degli stessi giornalisti.



In questo caso, il leader del pentestellato accusa i giornalisti di aver cambiato il senso della sua proposta di costituire una “giuria popolare” di “cittadini scelti a sorte, a cui vengono sottoposti gli articoli dei giornali e i servizi dei telegiornali” per determinare la veridicità delle notizie pubblicate dai media“. La proposta (o semplice provocazione secondo alcuni) è stata lanciata in seguito alle affermazioni del ministro Orlando e del Presidente della Repubblica Mattarella sulla necessità di regolamentare l’uso del web per motivi d’odio o violenza.



I giudici popolari



In effetti, Grillo non si sbaglia quando afferma che la “giuria popolare” (o meglio, i giudici popolari) è prevista dall’ordinamento italiano alla Corte d’Assise e alla Corte d’Assise d’Appello per garantire la partecipazione popolare all’amministrazione della giustizia. I giudici popolari sono cittadini iscritti ad apposite liste che vengono estratti a sorte per comporre la giuria dei processi in carico ad entrambe le Corti. Chi può diventare giudice popolare? Quasi chiunque, è sufficiente iscriversi alla lista del proprio comune e rispettare alcuni criteri minimi, quali:



  • cittadinanza italiana e godimento dei diritti civili e politici;

  • buona condotta morale;

  • età non inferiore ai 30 e non superiore ai 65 anni;

  • titolo finale di studi di scuola media di primo grado, di qualsiasi tipo. Per i giudici popolari di Corte d’Assise d’Appello è richiesto titolo finale di studi di scuola media di secondo grado.



Sono esclusi: i magistrati e i funzionari in servizio all’ordine giudiziario, gli appartenenti alle forze armate e alla polizia e i membri di culto e religiosi di ogni ordine e congregazione. La manifestazione d’interesse per diventare giudice popolare avviene ogni due anni e ciascun giudice può prestare servizio una sola volta nell’arco dei due anni di iscrizione alla lista. I giudici vengono estratti ogni tre mesi (50 nominativi) e hanno l’obbligo di presentarsi dinanzi alla corte salvo comprovato giustificativo.



Cosa fanno?



I giudici popolari compongono la maggioranza delle due Corti, come giustamente ricordato da Grillo: 6 giudici popolari in entrambi i casi. Tuttavia, il leader del Movimento 5 stelle dimentica la presenza di 2 giudici di carriera che, assieme ai giudici popolari, sono chiamati a deliberare in entrambe le Corti. Giudici di carriera e giudici popolari hanno la stessa valenza di voto per tutti i casi di cui le Corti d’Assise hanno competenza. Questi includono crimini considerati “gravi”, quali omicidio o violenza privata, o casi per i quali è previsto l’ergastolo o una pena superiore a 24 anni. Come si nota dai dati Istat sul numero di procedimenti penali in Italia, le Corti di Assise sono coinvolte solamente in pochi casi all’anno – tra i 300 e 350 casi per la Corte d’Assise e il 550 e i 600 per la Corte d’Assise d’Appello – rispetto alle migliaia di casi che vengono affrontati da altri uffici giudiziari. E’ anche interessante notare che la procedura prevede che i primi a votare siano i giudici popolari, dal più giovane al più anziano, seguiti dai giudici di carriera: Tale ordine è stabilito per dare precedenza a coloro che – in teoria – potrebbero essere più facilmente influenzati.



La dichiarazione di Grillo



Grillo non sbaglia quando descrive le caratteristiche, la competenza e il funzionamento dei giudici popolari delle Corti d’Assise, seppur dimentica di sottolineare due importanti caratteristiche. Primo: non si tratta di una giuria esclusivamente popolare, ma ne fanno parte anche due giudici di carriera che svolgono le funzioni di Presidente e giudice “a latere”. Un dettaglio non irrilevante: la scelta di affiancare due giudici di carriera ad una giuria popolare è stata pensata per garantire che i giudizi emessi dalla giuria fossero adeguatamente e giuridicamente motivati. Secondo: è bene ricordare che i giudici popolari sono chiamati a deliberare nell’ambito di un regolare processo, regolamentato dalle norme del diritto italiano.



Il verdetto



La “giuria popolare” non è quindi una semplice estrazione a sorte “da una lista di cittadini” ma è parte di un tribunale “governativo”: questo vuol dire che quest’ultimo è stabilito e disciplinato da norme del governo italiano.



Il post di Grillo potrebbe far intendere diversamente a un lettore disattento (“Propongo non un tribunale governativo, ma una giuria popolare”). Un paragone – quello tra la giuria popolare delle Corti d’Assise e una possibile, simile giuria per valutare la veridicità delle notizie dei media – che non è sempre chiarissimo, ma lasciamo ai lettore di valutare la validità della proposta del leader del Movimento pentestellato. A Grillo assegniamo un “C’eri Quasi” per le varie omissioni sul funzionamento dei giudici popolari.