Torniamo ad occuparci dell’incontro-scontro televisivo tra Matteo Renzi e Marco Travaglio avvenuto qualche sera fa a Otto e Mezzo su La7, e di nuovo l’oggetto della dichiarazione è il lavoro. In un’altra analisi recente abbiamo verificato una dichiarazione del Presidente del Consiglio sull’andamento dell’occupazione tra il 2014 e il 2015, mentre questa volta ci avviciniamo ai nostri giorni: come sta andando il 2016 rispetto allo scorso anno?



Come vanno i contratti di lavoro



Matteo Renzi cita nella stessa frase l’andamento dei “contratti di lavoro” e quello dei “posti di lavoro”, intendendo forse con questi ultimi gli “occupati”. Come sanno i nostri lettori più attenti, si tratta però di due dati diversi e non sempre facilmente confrontabili. Ad ogni modo, secondo il Premier nel 2016 sono stati siglati meno contratti rispetto al 2015. Possiamo verificarlo grazie ai dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps, che registra mensilmente i nuovi contratti stipulati, le variazioni e le cessazioni di quelli in essere e così via. Nel grafico riportiamo la somma dei nuovi rapporti di lavoro (a tempo indeterminato, a termine, apprendistato, stagionale) per ciascuno dei primi mesi del 2016, confrontata con lo stesso dato del 2015. Bisogna precisare che i dati Inps riguardano i lavoratori dipendenti privati esclusi gli operai agricoli e i domestici.



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Come si vede, in tutti i primi mesi del 2016 i nuovi rapporti di lavoro sono cresciuti, ma meno rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il calo è stato più contenuto a febbraio (-6,4 per cento) e più alto a gennaio (-14,5 per cento). Come dice Renzi, si tratta ad ogni modo di un minor aumento e non di una diminuzione in termini assoluti: lo conferma la variazione netta dei rapporti di lavoro subordinato per il periodo gennaio-luglio, calcolata dall’INPS, che è di +804.677 per i primi sette mesi del 2016, mentre per lo stesso periodo del 2015 era di 938.382.



Come vanno gli occupati



La cifra che viene citata più di frequente a proposito dell’occupazione è però senz’altro quella degli occupati, che sono stimati mensilmente dall’Istat. Se guardiamo ai primi mesi del 2016, fino ad agosto, l’aumento degli occupati è stato di 236 mila unità (22.768.000 occupati contro 22.532.000 al 31 dicembre 2015); ad agosto 2015, i nuovi occupati rispetto all’inizio dell’anno erano 211 mila (22.606.000 occupati contro 22.395.000 al 31 dicembre 2014).



Anche se i contratti di lavoro sono aumentati meno dello scorso anno, dunque, gli occupati complessivamente sono aumentati di più. Come spiegare questa discrepanza? L’indagine dell’ISTAT, come abbiamo ricordato più volte, “fotografa” quante persone lavorano nel mese di riferimento. L’Inps, invece, registra una cosa diversa: tutti i rapporti di lavoro attivati o cessati in un dato periodo di tempo, anche se uno stesso lavoratore ne ha intestati più di uno.



Il verdetto



Matteo Renzi ha detto che nel 2016 non sono calati i “posti di lavoro” rispetto all’anno precedente, ma che la crescita è stata minore rispetto all’anno precedente. Renzi usa nella stessa dichiarazione “posti di lavoro” e “contratti”, due termini non esattamente sinonimi perché un lavoratore potrebbe mantenere il suo “posto di lavoro” anche passando attraverso diversi contratti. Ad ogni modo, considerando i nuovi contratti stipulati, l’affermazione di Renzi è vera. Se guardiamo invece al totale degli occupati, essi sono aumentati leggermente di più nei primi otto mesi del 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015. Visto che non è chiarissimo a che cosa si riferisca Renzi con “posti di lavoro”, assegniamo un “C’eri quasi” al Presidente del Consiglio.