Dopo gli attentati di Bruxelles del 22 marzo 2016, nel dibattito italiano sono tornati a circolare termini come “islamizzazione”: alcuni politici, specialmente del centrodestra, hanno parlato di una presunta eccessiva incidenza delle comunità di fede musulmana nelle nostre società. La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, ad esempio, ha scritto che in Belgio ci sarebbero più “musulmani praticanti” che “cattolici praticanti”.



Numeri difficili



Giorgia Meloni sostiene che l’origine del dato sono “le statistiche”, ma le questioni religiose sono, per loro stessa natura, assai difficili da registrare. Per quanto riguarda l’Italia, ad esempio, l’Istat non ha inserito domande sulla religione nel questionario per il censimento del 2011, e uno degli ultimi comunicati dedicato esplicitamente al tema della religione tra gli stranieri presenti in Italia, datato ottobre 2015, riguarda aggiornamenti che risalgono al 2011-2012.



I dati disponibili per il Belgio



Per il Belgio, le cose non stanno in modo molto differente. Come nel caso italiano, infatti, la religione non è tra i 38 indicatori registrati dal censimento belga del 2011.



Proprio per quanto riguarda i cattolici, però, disponiamo di una ricerca sulla partecipazione ai riti religiosi. È quella portata avanti, a partire dal 2006, dal Centro di Politologia dell’Università Cattolica di Lovanio, una delle principali istituzioni universitarie belghe. L’ultima pubblicata – e registrata sul sito dell’istituto nazionale di statistica – si basa su dati dell’ottobre 2009.



La ricerca contiene molti dati (battesimi, matrimoni religiosi, funerali) che vengono confrontati con i dati demografici del Paese. Il più utile al nostro scopo è quello della frequenza alle cerimonie religiose domenicali (cap. 5 della ricerca): è stato chiesto alle parrocchie quanti fedeli erano presenti alla funzione domenicale della terza domenica di ottobre, e il dato è stato confrontato con i numeri della popolazione del Belgio tra i 5 e i 69 anni.



Gli autori della ricerca concludono che il 5% circa di essa frequenta la messa domenicale. La percentuale è più alta nelle aree fiamminghe (cioè a maggioranza di lingua olandese) rispetto a quelle vallone (a maggioranza francese) ed è ai minimi nella regione ufficialmente bilingue (ma a maggioranza francofona) di Bruxelles. I numeri della frequenza religiosa sono in fortissimo calo negli ultimi decenni, notano i ricercatori. I frequentatori della messa domenicale possono probabilmente essere considerati, come prima approssimazione, i “cattolici praticanti” della dichiarazione di Giorgia Meloni.






Fonte: Nele Havermans, Marc Hooghe, Kerkpraktijk in België, 2011



Venendo ai numeri, gli autori registrano 315.063 fedeli alla messa domenicale nel 2009, su una popolazione attiva totale di circa 6 milioni 340 mila persone.



E i “musulmani praticanti”? Qui le valutazioni sono ancora più difficili. Il numero dei musulmani nei diversi Paesi europei – Italia inclusa – è molto difficile da rilevare, come abbiamo notato più volte (da ultimo qui). Ad ogni modo, un primo ordine di grandezza ci può venire dalla già citata ricerca del PEW Research Center, che stima i dati per il 2010.



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La comunità musulmana belga avrebbe quindi circa 630 mila membri. La stima è simile a quella che fornì, a fine del 2010, il sociologo belga Jan Hertogen – molto ripresa dalla stampa – secondo cui i musulmani belgi sarebbero stati 623 mila.



Quanti di questi possono essere considerati “praticanti”? È molto difficile da stabilire. Tuttavia, un sondaggio recente potrebbe fornire qualche elemento utile.



Il sondaggio



A gennaio 2016, l’Observatoire des Religions et de la Laïcité (Orela) dell’Università Libera di Bruxelles ha presentato i risultati di un sondaggio sulla religione nel Belgio francofono, fatto in collaborazione con l’istituto di sondaggi Ipsos, con il quotidiano Le Soir e l’emittente belga francofona RTBF.



Il sondaggio e la sua presentazione contengono molte informazioni interessanti. Per quanto riguarda i numeri generali, spicca un dato: sul totale dei rispondenti, il 19% si dichiara cattolico praticante, mentre il 6% musulmano praticante. Se confrontiamo queste cifre con i risultati della ricerca dell’Università di Lovanio citata prima – come fanno anche gli autori del sondaggio – possiamo concludere che una percentuale molto più alta dei cattolici si dichiara “praticante” rispetto a quanti vadano effettivamente in chiesa. Bisogna anche tener conto del fatto che la regione francofona (vallona) ha percentuali di frequenza ai servizi religiosi più bassi rispetto a quella fiamminga.



All’interno delle singole comunità, meno di un terzo dei cattolici si dichiara “praticante”, contro l’89% dei musulmani. Questo è l’unica misurazione che dà senz’altro ragione a Giorgia Meloni: in termini relativi, i praticanti musulmani sono molti di più dei praticanti cattolici.



In numeri assoluti, bisogna fare invece una distinzione. Stando alla ricerca dell’Università Cattolica di Lovanio, chi va effettivamente in chiesa – circa 315 mila persone nel 2009 – è ragionevolmente un numero inferiore rispetto ai musulmani che si dichiarano praticanti: il 90 per cento circa di una comunità stimata in oltre 600 mila persone. Ma se consideriamo chi si dichiara “praticante” – evidentemente anche senza la frequenza assidua dei riti – stiamo parlando di almeno un quinto dei belgi, che in numeri assoluti sovrasta la percentuale dei musulmani nel Paese (circa il 6 per cento, secondo il PEW).



E quindi?



Per tirare le conclusioni dobbiamo fare alcuni passaggi che presentano qualche problema. Il primo è di estendere i risultati del sondaggio effettuato nelle regioni francofone a tutto il Belgio: ma stando alla ricerca dell’Università di Lovanio, possiamo ragionevolmente considerare che i praticanti delle regioni fiamminghe siano almeno pari, se non superiori, a quelle delle zone vallone.



Chi si identifica come “cattolico praticante” in Belgio sembra essere ancora molto più numeroso dei musulmani, a prescindere di quanto frequenti regolarmente i riti cattolici. Se prendiamo per buono il sondaggio dell’Orela e lo estendiamo a tutto il Paese, circa un quinto dei belgi si considera “cattolico praticante”. Per una primissima stima numerica, da prendere con molta cautela, consideriamo tutti i residenti nel Paese maggiori di 15 anni – l’83 per cento della popolazione, secondo il censimento del 2011, ovvero 9,13 milioni di persone – e otteniamo che i cattolici che si definiscono “praticanti” sarebbero nell’ordine degli 1,8 milioni.



Sono molti di più di quanti effettivamente frequentano le messe domenicali, ma circa il triplo della popolazione musulmana del Paese.



Il verdetto



Giorgia Meloni ha dichiarato che il numero dei praticanti di fede musulmana in Belgio è più alto di quello dei cattolici praticanti. Per prima cosa, non esistono “statistiche” che lo affermino con certezza. In secondo luogo, l’affermazione è vera solo in due accezioni piuttosto ristrette: (1) se si confronta il numero degli autodichiarati musulmani “praticanti” con quanti vanno in Chiesa la domenica; (2) in termini relativi, cioè se si considera la percentuale di musulmani che si dichiarano anche praticanti (più o meno il 90%) rispetto alla percentuale di cattolici praticanti (più o meno un terzo). Tuttavia, in termini più generali il numero di chi si considera “praticante” – al di là del fatto che vada in chiesa o meno – è ancora molto più alto del totale dei musulmani. “Nì” per Giorgia Meloni.