Parlando alla scuola di formazione politica del Partito Democratico, Matteo Renzi ha citato alcune cifre sulla spending review o “revisione della spesa”, uno dei temi ricorrenti del dibattito pubblico italiano che è tornato in primo piano a partire dal governo Monti (ma l’inglesismo è in circolazione almeno dal 2004). Secondo Renzi, il risultato dell’operato del governo nel settore sarebbe stato superiore ai risparmi indicati come obbiettivo dall’ex commissario per la spending review Carlo Cottarelli. Vediamo che cosa si può dire intorno ai numeri indicati da Renzi.



Gli obbiettivi di Cottarelli



L’economista Carlo Cottarelli venne nominato “Commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica” dal governo Letta, nel novembre 2013 (la carica era stata istituita dal governo Monti, con il decreto-legge 52/2012). Tre mesi più tardi, Renzi sostituì Letta alla Presidenza del Consiglio, ma Cottarelli rimase – per il momento – al suo posto. Dopo qualche mese, però – a ottobre 2014 – Cottarelli lasciò l’incarico per tornare al Fondo Monetario Internazionale, presso cui lavorava dal 1988 fino alla nomina governativa. Aggiungiamo come postilla che l’economista aveva scritto alcuni post del suo blog istituzionale che erano stati interpretati come una critica all’operato del governo.



Veniamo ai numeri. Nel marzo 2014, poco più di un mese dopo l’insediamento del governo Renzi, il commissario presentò una serie di proposte per la revisione della spesa. Nel documento che le riassumeva, presentato il 27 marzo 2014, i “risparmi lordi massimi” per i tre anni successivi (durata dell’incarico del commissario) erano posti a 7 miliardi nel 2014, 18 miliardi nel 2015 e 34 nel 2016. Le diverse voci di risparmio possibili sono riassunte in questa tabella.



Il totale del biennio 2014-2015 era dunque di 25 miliardi “possibili”, almeno nelle proposte di marzo. In altre occasioni, comunque, Cottarelli aveva fatto riferimento alla cifra dei 20 miliardi, ancora una volta definendola “possibile”, ad esempio nel suo intervento di settembre 2014 al Forum Ambrosetti.



L’opinione della Corte dei Conti



Il tema della spending review è tornato di attualità con l’intervento del presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, all’inaugurazione dell’anno giudiziario, il 18 febbraio. In quell’occasione, Squitieri ha parlato di un “parziale insuccesso” dell’operazione di revisione della spesa, nonostante si siano ottenuti risultati “importanti a livello di dati aggregati”. Squitieri ha detto che la revisione della spesa si è tradotta a volte in un peggioramento del livello dei servizi offerti ai cittadini e ha aggiunto che entro il mese di marzo sarà terminato e trasmesso al parlamento un rapporto sulla spending review.



Che cosa dice il governo



Il giorno dopo il discorso di Squitieri, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) ha pubblicato un comunicato in cui ha riassunto le attività recenti in tema. Con il sostegno di due tabelle – e utilizzando i dati della Ragioneria dello Stato – il MEF ha scritto che le iniziative per la revisione della spesa “hanno determinato risparmi per 18 miliardi di euro nel 2015” e che esse, “insieme ai provvedimenti presenti nella legge di stabilità per il 2016, stanno realizzando risparmi per 25 miliardi di euro nell’anno in corso [= il 2016]”. Oltre alle due leggi di stabilità (2015 e 2016), l’impatto maggiore è venuto dalla riforma della Pubblica Amministrazione (DL 66/2014).



La cifra di 25 miliardi non corrisponde tuttavia a una diminuzione netta della spesa pubblica, dato che lo stesso MEF ha precisato che “questi risparmi hanno consentito di finanziare alcune delle misure a sostegno della crescita e dell’occupazione”. La spending review non è solo una diminuzione della spesa pubblica – ha sottolineato il MEF – quanto anche una migliore collocazione della stessa orientata ad una maggiore efficienza. Il totale della spesa pubblica italiana, infatti, è in crescita in termini assoluti, come mostra il grafico successivo.



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Il verdetto



Renzi rivendica una revisione della spesa superiore a quanto indicato dall’ex commissario Cottarelli. Il totale, stando alla Ragioneria dello Stato, è corretto, ma bisogna fare due precisazioni: da un lato quella cifra non corrisponde a una diminuzione assoluta della spesa pubblica – che infatti continua a crescere – ma a risorse che sono stati in qualche modo destinati ad altro impiego. Dall’altro lato, il presidente della Corte dei Conti ha qualificato l’operazione come un “parziale insuccesso”, perché si sarebbe trasformata in alcuni casi in peggiori servizi. Insomma, ci sono dubbi sull’effettiva efficacia della spending review del governo Renzi, anche se i numeri sono corretti. “C’eri quasi” per il Presidente del Consiglio.