Lanciando un appello di raccolta firme per riformare il sistema di tasse universitarie (#FirmaDay) Di Maio si sofferma sul confronto tra il nostro Paese e il resto d’Europa, sottolineando come l’Italia si posizioni tra gli Stati membri che hanno maggiori costi per gli studenti. Vediamo nel dettaglio.



Siamo tra i Paesi con le tasse universitarie più alte?



Secondo uno studio della Commissione Europea riferito all’anno accademico 2015/2016 l’Italia è uno dei Paesi con il livello di tasse universitarie maggiore, al terzo posto dopo l’Inghilterra e i Paesi Bassi. Gli studenti italiani pagano in media 1.220 euro all’anno sia nel primo che nel secondo ciclo di studi.



Costi principali (tasse universitarie, lezioni e costi amministrativi) nel primo ciclo di studi, studenti a tempo pieno, 2015/2016



tasse universitarie



Le tasse sono costantemente aumentate?



La polemica è scattata quando il Miur ha adeguato la tassa minima di iscrizione all’università, portandola da 198 a 199 euro lo scorso anno. Se guardiamo sempre ai rapporti della Commissione, vediamo che c’è stata una diminuzione delle tasse medie annue: uno studente italiano pagava 1.195 euro nel 2014/2015, nel 2013/2014 1.300 euro, nel 2012/2013 1.300 euro e nel 2011/2012 1.434 euro. Il rapporto del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari (Cnsu) del 2015 segnalava però che negli ultimi 10 anni le tasse sono complessivamente aumentate del 60%, a fronte anche di una riduzione del numero di iscritti. Il rapporto tuttavia non mostra i dati specifici per i diversi anni.



Il diritto allo studio è insufficiente?



Come si osserva dal grafico, l’Italia è tra i Paesi con “moderate tuition fees” (soprattutto se comparata con Paesi come Stati Uniti o Australia) ma con un sistema di supporto agli studenti poco sviluppato. Secondo l’Ocse almeno l’80% degli studenti infatti non beneficia ne’ di prestiti pubblici ne’ borse di studio.








Relazione tra tasse universitarie (in dollari) e % di studenti che beneficiano di prestiti o borse di studio (Ocse 2014)






Il verdetto



Di Maio fa una valutazione abbastanza accurata, soprattutto in merito al livello di tassazione universitaria in Italia rispetto all’Europa e allo scarso sostegno al diritto allo studio. Meno facile da definire è invece il trend di tassazione negli corso degli anni: i dati della Commissione non danno ragione al vice presidente della Camera mentre il Cnsu fa delle considerazioni simili a riguardo.