Ospite del programma Omnibus su La7, Matteo Salvini cita un provvedimento del Canton Ticino che avrebbe reso illegale indossare il burqa, un capo di abbigliamento diffuso in alcune zone a tradizione islamica e che copre tutto il corpo.



Che cosa è successo in Canton Ticino



Il 23 novembre 2015 il parlamento del Canton Ticino (formalmente “Gran Consiglio”) ha approvato una specifica “Legge sulla dissimulazione del volto negli spazi pubblici”, che stabilisce, all’articolo 2: “Nessuno può dissimulare il proprio volto negli spazi pubblici”. La multa prevista per i trasgressori va da un minimo di 100 a un massimo di 10 mila franchi (dai 92 ai 9.200 euro), in caso di recidiva.



Il Canton Ticino è il primo cantone a prendere un simile provvedimento, che fa seguito a un referendum del settembre 2013 con cui il 65,4% dei votanti ticinesi ha approvato una proposta che andava in quel senso. (evento molto ripreso dai media europei, a differenza della nuova legislazione recente, che è passata quasi inosservata).



Le legislazioni sul burqa in Europa



Oggi alcuni Paesi europei vietano alle donne di indossare un velo che copra anche il volto in luoghi pubblici. O meglio: vietano di coprire il volto in modo che ne sia impossibile l’identificazione, senza fare esplicito riferimento ai vari tipi di velo della tradizione islamica che, se indossati, hanno quell’effetto (oltre al burqa, che copre tutto il corpo lasciando una retina davanti agli occhi, c’è il niqab che lascia scoperti gli occhi).



Il caso più celebre è quello della Francia, che ha vietato “una tenuta atta a dissimulare il viso” con una legge dell’ottobre 2010. La multa prevista è fino a 150 euro, con la possibilità di aggiungere la frequenza ad un corso di educazione civica per chi trasgredisce la legge. Nel 2014 un ricorso contro questa legge non è stato accolto dalla Corte Europea per i Diritti Umani, legittimando in questo modo il divieto.



Un provvedimento simile a quello francese è stato adottato in Belgio con una legge del giugno 2011. Belgio e Francia sono gli unici due Paesi che hanno regolato la questione con leggi nazionali in anni recenti, mentre in molti altri casi sono stati emanati divieti nello stesso senso da parte di amministrazioni locali.



Una panoramica pubblicata sul sito della Bbc a luglio 2014 ha citato, ad esempio, il divieto di indossare un velo integrale emanato a Barcellona e in alcune altre città spagnole. In un caso, a Lleida, la Corte suprema spagnola ha deciso contro il provvedimento locale, ritenuto una violazione delle libertà religiose. A maggio del 2015 il governo dei Paesi Bassi ha vietato i veli integrali in alcuni luoghi pubblici come i mezzi di trasporto, le scuole e gli ospedali, ma senza arrivare a un divieto totale.



In Italia



Qual è la situazione nel nostro Paese? Il dibattito si concentra principalmente intorno all’applicazione della cosiddetta “legge Reale” sull’ordine pubblico del 1975 – emanata durante i cosiddetti anni di piombo – che vieta, secondo la formulazione modificata nel 1977, “l’uso di caschi protettivi, o di qualunque altro mezzo atto a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona, in luogo pubblico o aperto al pubblico, senza giustificato motivo”.



La questione giuridica ruota intorno a che cosa costituisca il “giustificato motivo” e se in esso rientrino le convinzioni religiose e/o le tradizioni culturali. Sul caso si sono espressi diversi tribunali, solitamente dopo ricorsi contro ordinanze locali che vietavano i veli integrali. Uno dei casi principali è arrivato al Consiglio di Stato che, nella sentenza 3076/2008 (scaricabile in documenti qui), ha scritto: “Il citato art. 5 [della legge del 1975] consente nel nostro ordinamento che una persona indossi il velo per motivi religiosi o culturali”.



Insomma, il supremo tribunale amministrativo italiano ha detto che i motivi religiosi sono sufficienti per giustificare la copertura del volto in luogo pubblico. Nella scorsa legislatura era in discussione un disegno di legge che tentava di allargare l’interpretazione del provvedimento risalente al 1975, ma dopo un’approvazione alla Camera il testo si è perso per strada.



Il verdetto



Matteo Salvini ha twittato che il parlamento ticinese ha messo fuorilegge il burqa, il che è senz’altro vero, con l’approvazione della legge di pochi giorni fa. Con la minima precisazione che la multa di 10 mila franchi rappresenta il massimo stabilito dalla legge, la sua affermazione è corretta.