La pubblicazione del rapporto Istat sulla situazione di occupati e disoccupati in Italia scatena la comprensibile reazione da parte dei politici italiani. In questo caso è Luigi Di Maio, ospite alla trasmissione Ballarò, a parlare dell’aumento della categoria degli inattivi.



Chi sono gli inattivi?



Luigi Di Maio sembra confondere gli “inattivi” con gli “scoraggiati”. Come spiega l’Istat stesso, gli “inattivi” comprendono le persone che non fanno parte delle forze di lavoro (né occupate né in cerca di occupazione). Gli “scoraggiati” sono una sotto-categoria degli inattivi che dichiara di non cercare più lavoro perché ha perso la speranza di trovarlo. E’ errato, quindi, affermare che gli inattivi sono “gente che ha perso la fiducia nel cercare lavoro”, dal momento che in questa categoria ci sono anche persone che per scelta non vogliono lavorare.



Inattivi o scoraggiati? Come si classificano questi 99 mila?



Il vice presidente della Camera fa riferimento al rapporto dell’Istat contenente i dati mensili relativi al luglio 2015, dove leggiamo che



Dopo la lieve crescita di maggio (+0,1%) e il calo di giugno (-0,3%), la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta nell’ultimo mese dello 0,7% (+99 mila persone inattive, prevalentemente donne). [Pagina 1]



Di Maio quindi riporta correttamente la dimensione dell’aumento della categoria di inattivi, ma la definizione che fornisce, come abbiamo visto, descrive gli scoraggiati. Come ci ha confermato l’Ufficio stampa dell’Istat, i dati mensili non consentono questo livello di dettaglio. Tale informazione è contenuta solo nei dati trimestrali, che peraltro riportano una diminuzione nel numero degli scoraggiati pari al 5,8%, ovvero 114 mila unità.



Il nostro verdetto



Luigi Di Maio riporta esattamente il dato sull’incremento degli inattivi nel mese di luglio 2015 ma ne sbaglia la definizione – non tutti gli inattivi sono infatti scoraggiati e i dati trimestrali mostrano un calo e non un aumento in quest’ultima categoria. “Nì”.