In questi anni di rigore e di risparmi, abbiamo sentito ripetere più di una volta come l’Italia sia un Paese virtuoso, se confrontato con gli altri membri dell’Unione Europea. Il tema viene sollevato soprattutto dai membri del governo (dallo stesso Renzi al ministro Boschi), a sostegno della tesi secondo cui l’Italia non avrebbe niente da farsi insegnare, e che anzi, potrebbe impartire qualche lezione ai Paesi più sconsiderati, tra i quali ad esempio la Spagna.



Le finanze di Madrid



La Spagna, seppure in ripresa economica, ha bisogno di fare ulteriori aggiustamenti alle proprie finanze pubbliche per rispettare il parametro imposto dai trattati europei, ovvero la soglia massima del 3% del rapporto deficit/Pil. Sin dall’inizio dello scoppio della bolla immobiliare, infatti, il Paese iberico è stato uno dei membri dell’Unione più duramente colpiti dalla crisi economica. Oltre che per un altissimo tasso di disoccupazione, i lunghi anni di crisi si possono infatti notare per gli effetti sulle finanze pubbliche (basta guardare al rapporto deficit/Pil o debito pubblico).



graphEffettivamente la Spagna ha dunque subito un deragliamento dei propri conti, specialmente se confrontata con Paesi come l’Italia, anche se il recupero sta avvenendo abbastanza velocemente. Se consideriamo la media degli ultimi tre anni (2012-2014) – prendendo sempre in esame i dati Eurostat di cui sopra – scopriamo come il rapporto deficit/Pil spagnolo si sia attestato su un -7,6% di media, contro il -3% dell’Italia. Volendo anche considerare le ultime previsioni della Commissione Europea per l’anno in corso (e facendo quindi una media 2013-2015), il dato si abbasserebbe ad un -5,7% contro il -2,8% dell’Italia.



Il verdetto



Renzi non si sbaglia: si avvicina abbastanza al dato spagnolo (sottostimando la gravità del rapporto deficit/Pil se consideriamo la media degli ultimi tre anni interi, lievemente sovrastimandola se consideriamo invece il periodo 2013-2015) e, se non altro, sostiene il suo ragionamento con dati corretti. “Vero”