Giorgia Meloni, indicata come possibile candidato del centrodestra per il Campidoglio, si scaglia contro la Giunta Marino, che avrebbe deciso di eliminare i numeri romani dalla toponomastica e dalle carte d’identità, infliggendo un duro colpo al retaggio culturale dell’urbe. La notizia è stata ripresa da diverse testate (qui, qui e qui, ad esempio) ma, come ha ben spiegato Next Quotidiano prima di noi, le cose non stanno esattamente così.



Numeri romani e romane che danno i numeri



La delibera della Giunta comunale dello scorso 22 luglio si intitola “Adeguamento delle denominazioni delle aree di circolazione già esistenti ai sensi della circolare Istat n. 912/2014/p del 15 gennaio 2014″. Già dal titolo è evidente che non si tratta di un’iniziativa isolata della Giunta Marino, ma dell’adeguamento alle indicazioni dell’Istat, che a sua volta recepisce una legge del 2012 (con buona pace di Maurizio Belpietro che su Libero ha scritto “da quale esigenza sia scaturita la decisione non è dato sapere”).



Ma cosa chiede l’istituto statistico? Tra le altre cose, la circolare Istat specifica che “per le aree di circolazione che riportano date o parte di esse espresse in numeri romani, nella denominazione i numeri vanno esplicitati: in lettere se è assente l’anno, ad es. Viale IV Novembre è scritto VIALE QUATTRO NOVEMBRE; in cifre se è presente anche l’anno, ad es. Via XVIII Agosto 1944 è registrato come VIA 18 AGOSTO 1944“. A Roma si tratta di una situazione che interessa circa 80 tra vie, larghi, piazze e ponti, elencate nella delibera della Giunta comunale (pagg. 15-16).



Addio, Via di S. Sisto III?



Da tale richiesta non ci si deve immaginare un esercito di addetti del Comune intenti a rimuovere targhe e cartelloni stradali contenenti numeri romani. Le nuove denominazioni servono soltanto al fine del loro inserimento nella banca dati dell’Archivio Nazionale delle Strade e dei Numeri Civici (Anncsu), che mira a standardizzare le denominazioni deliberate da tutti i Comuni d’Italia. Come spiega l’Istat, le nuove denominazioni “non rendono necessaria la sostituzione della cartellonistica stradale o delle targhe indicanti le denominazioni già deliberate non in forma standard. Tuttavia, nei casi in cui, per i più svariati motivi, sia necessario sostituire la preesistente cartellonistica, nelle nuove targhe deve essere indicata la “dizione estesa” dell’area di circolazione“. In sostanza, chi vive in Largo S. Pio V non vedrà la targa della propria via rimossa e sostituita dalla dicitura “Largo San Pio Quinto”, se non nel caso in cui sia rotta e debba essere modificata.



Quanto ai documenti d’identità, le nuove denominazioni “non comportano la sostituzione delle carte di identità ai cittadini se non su richiesta“. Tuttavia è vero che “alla scadenza naturale delle stesse, le nuove dovranno invece riportare l’indirizzo scritto in forma completa ed estesa“.



Il verdetto



La dichiarazione di Meloni è assai fuorviante. La delibera comunale attua le indicazioni dell’Istat che tutti i Comuni d’Italia sono chiamati a recepire; non è quindi la Giunta Marino che ha preso l’iniziativa per eliminare i numeri romani dalla toponomastica cittadina. Non si tratta inoltre di sostituire i cartelloni stradali che contengono numeri romani, ma di adeguare la denominazione di tali vie e piazze al fine di avere un registro nazionale uniforme. Sulle carte d’identità il cambiamento sarà più visibile perché, per quanto non ne sia richiesta la sostituzione immediata, quelle nuove riporteranno gli indirizzi scritti per esteso. Complessivamente Meloni si aggiudica un “Pinocchio andante”.