La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni twitta tutta la sua indignazione verso l’ennesimo diktat dei grigi burocrati di Bruxelles, che starebbero tramando per danneggiare gli esportatori dell’italico cacio. Ecco, le cose non stanno proprio così.



Le esportazioni di formaggio crescono…



La prima parte della dichiarazione è vera. Come riporta il sito Clal.it – che analizza sulla base di dati Istat il mercato lattiero caseario – nel primo trimestre dell’anno le esportazioni dei principali formaggi italiani è generalmente in crescita. Non che la cosa debba sorprendere. Il grafico che riportiamo in basso, ripreso dallo stesso sito, mostra come negli ultimi vent’anni le esportazioni di formaggio siano aumentate costantemente.






…E taac – “subito l’Ue impone”



Secondo Meloni l’Ue vorrebbe imporre ai produttori italiani l’utilizzo di latte in polvere. La vicenda è stata ricostruita da diversi quotidiani (segnaliamo Il Post, Il Corriere della Sera e La Stampa) e noi cerchiamo di riassumerla brevemente.



La legge n.138 del 1974 vieta l’utilizzo di latte in polvere per la produzione di formaggi. Tale divieto comporta che il formaggio prodotto con latte in polvere in un altro Paese dell’Ue non possa essere venduto in Italia. Questa situazione, agli occhi della Commissione Europea, equivale ad una violazione del principio della libera circolazione delle merci all’interno dell’Ue.



Come ci ha scritto il portavoce per l’agricoltura della Commissione Europea, che abbiamo contattato per avere chiarimenti diretti,



“a maggio, in seguito ad una denuncia ricevuta, la Commissione ha inviato una lettera alle autorità italiane chiedendo chiarimenti in merito alla decisione di non permettere alle aziende di utilizzare latte condensato e in polvere per la produzione di prodotti caseari. Si tratta di una questione esclusivamente legata al funzionamento del mercato unico dell’Ue – non ha niente a che vedere con la politica dell’Ue per la qualità. Tutti i prodotti italiani protetti dai programmi di qualità dell’Ue (DOP, IPG e STG) tra cui rientrano la mozzarella, il gorgonzola, il parmigiano reggiano o il provolone, non sono toccati dall’inchiesta poiché la politica di qualità dell’Ue prevede specifiche disposizioni per la loro produzione”.


“Quanto ai prodotti standard, la loro composizione è libera purché rispettino le norme di sicurezza sanitaria e gli standard per la messa sul mercato”.


La lettera inviata dall’Ue “è una notifica ufficiale”, il primo passo di una procedura d’infrazione. Secondo il portavoce della Commissione l’obiettivo della procedura è prima di tutto quello di trovare un modo per gli Stati membri di rispettare la normativa in oggetto”. Le autorità italiane hanno tempo fino alla fine di luglio per rispondere.



Il verdetto



Ai produttori italiani non è stata richiesta alcuna modifica dei propri metodi di produzione. Semplicemente, e sempre che la procedura d’infrazione si concluda a favore della Commissione, l’Italia dovrebbe permettere anche la produzione di formaggio che contiene latte in polvere oppure proporre un’alternativa che non violi le regole del mercato unico. Il tweet di Meloni non è completamente infondato ma è falso affermare che l’Ue imponga ai produttori di formaggio l’utilizzo del latte in polvere: “Pinocchio andante”.