La situazione greca è più incerta che mai – falliti i negoziati dello scorso venerdì su un prolungamento degli aiuti finanziari ad Atene, incassata la decisione della Banca Centrale Europea di non aumentare i prestiti fin qui dati agli istituti di credito ellenici, vedremo come si esprimerà il popolo greco al referendum annunciato dal Primo Ministro Alexis Tsipras. Nel frattempo sono numerosi i politici italiani che esternano le loro opinioni su una questione complessa e ancora in via di sviluppo – vediamo quanto ha ragione Grillo.



Grecia, nano europeo?



Secondo il leader del Movimento 5 Stelle, l’economia greca vale appena il 2% del Pil europeo. Questa affermazione è confermata dagli ultimi dati Eurostat, che davano nel 2014 l’economia greca a 179 miliardi di euro – appena l’1,3% dei Pil congiunti dei 28 Paesi membri dell’Unione Europea, e l’1,8% dei 19 Paesi dell’Eurozona . Il confronto con la Lombardia è un pochino più azzardato – sempre secondo Eurostat, nel 2013 il Pil lombardo ammontava a 358 miliardi di euro, ovvero circa il doppio di quello greco (l’economia ellenica varrebbe quindi poco più della metà di quella lombarda, non un terzo).



Somme a confronto



Il 30 giugno, ultima giornata di validità del pacchetto di aiuti della Troika, la Grecia dovrà anche rimborsare al Fondo Monetario Internazionale l’insieme di quattro rate di pagamenti che avrebbe dovuto effettuare nel mese di giugno, secondo quanto confermato anche da Gerry Rice, direttore del dipartimento di comunicazioni del Fondo (che ha deciso comunque di cambiare velocemente discorso).



La somma dei pagamenti ammonterebbe a circa 1,6 miliardi di euro, un po’ meno di quanto dichiarato da Grillo (che però non specifica la valuta). Per verificarlo siamo andati a consultare il sito del Fondo Monetario Internazionale; per il mese di giugno l’insieme di rate corrisponde infatti a 1,3 miliardi di SDR (Special Drawing Rights, la “valuta” di riferimento utilizzata dal fondo, attualmente convertibile in 1,26 euro per singolo SDR) – i nostri calcoli sono visualizzabili qui, è un esercizio di conversione che viene svolto quando si tratta di pagamenti al Fondo Monetario, come fatto per esempio dal think-tank Bruegel.



Per quel che riguarda la cifra spesa dalla Banca Centrale Europea per la sua nuova sede al Grossmarkthalle di Francoforte, i costi sono desumibili dal rapporto annuale del 2012. Qui si parla di un investimento iniziale di 850 milioni di euro, ai quali sono andati ad aggiungersi 300/350 milioni di euro (da 1,1 a 1,15 miliardi di euro), determinati da un rincaro dei materiali e da complicazioni di struttura della località scelta non inizialmente previste (cifra confermata dalla stessa Banca Centrale in un comunicato del settembre di quell’anno.



Il verdetto



Grillo è abbastanza preciso nel valutare l’importanza dell’economia greca sullo scenario europeo, meno quando azzarda un confronto con il Pil lombardo. Gonfia poi la somma dei pagamenti che il governo ellenico deve effettuare al Fondo Monetario per il mese di giugno – che peraltro non è la somma che basta per “salvare” la Grecia, come afferma lui stesso. Semmai, è solo uno dei tanti ripagamenti che il Paese ellenico deve attuare nei confronti dei suoi creditori: al solo Fondo Monetario la Grecia dovrebbe ancora circa 15 miliardi di euro da qui al 2019 (11,9 miliardi di SDR). Infine esaspera leggermente l’ammontare che la Banca Centrale Europea avrebbe investito nella sua nuova sede di Francoforte (ovviamente noi ci guardiamo bene dal collegare le due cose, dato che si tratta di due istituzioni completamente diverse).



Per quanto ci riguarda, comunque, nel suo contesto Grillo sembra conoscere i numeri di cui parla. Non sembra però comprendere la gravità del problema greco, attribuendo al pagamento a favore del Fondo Monetario in scadenza domani la possibilità di “salvare” la Grecia e risolvere il problema, quando è solo una tappa di una lunga serie di rimborsi. “Nì”.