Un po’ di Faq



Attuare una politica di cambiamento vuole dire anche velocizzare i tempi della politica attraverso gli strumenti che la legge prevede. Un decreto legge deliberato dal Consiglio dei Ministri, dopo essere stato convertito in legge nei 60 giorni previsti ed essere stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, deve ricevere spesso e volentieri una serie di provvedimenti attuativi che trasformino il dire in fare (discorso identico per i disegni di legge approvati). I provvedimenti attuativi per natura possono essere con termine (cioè con una scadenza) o senza termine. Questo significa che spesso non basta votare una norma e pubblicarla in G.U. per vederla attuata. Per questo motivo uno dei compiti più impegnativi per un governo è non solo rendere reali i provvedimenti deliberati, ma anche “smaltire” i residui del passato.



L’impegno di Renzi



Da quando Matteo Renzi è diventato Presidente del Consiglio ha varie volte sottolineato il suo impegno per attuare i tanti decreti attuativi ereditati dai precedenti governi Monti e Letta. L’Ufficio per il programma di governo, guidato dal ministro Boschi, ha recentemente messo mano al proprio sito, iniziando una reportistica più o meno costante. Nell’ultima pubblicazione, risalente al 4 giugno scorso, l’esecutivo sottolinea che Lo stock dei decreti attuativi, ereditato il 22 febbraio 2014, è sceso da 889 a 296, con un tasso di attuazione che è passato dal 38 al 71,8% (in particolare, si è passati dal 52,4 al 75,3% per il governo Monti e dal 13,6 al 65,7% per il governo Letta)“. Per tasso di attuazione (o tasso di adozione dei provvedimenti) si intende la percentuale di decreti attuativi adottati sul totale dei deliberati.



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Come si può vedere dal grafico, l’eredità dei decreti attuativi lasciata dai due governo precedenti è passata da quota 889 del 22 febbraio 2014 a quota 296 del 4 giugno 2015, una diminuzione del 67%.




Verdetto per il Premier



Matteo Renzi sembra fare un po’ di confusione fra il tasso di attuazione dei decreti ereditati dal governo Letta (65%), e la diminuzione nel tempo dei decreti attuativi (67%). Il dato in realtà, come dice il governo stesso, è di un tasso di attuazione del 71,8%. “C’eri quasi” per il Premier.