Il Premier fa riferimento alla recente sentenza della Corte Costituzionale (n. 70 del 2015) dello scorso 30 aprile, che ha bocciato il blocco degli adeguamenti delle pensioni all’inflazione. Tale blocco era stato applicato nel 2012 e nel 2013 ed era indirizzato ai trattamenti pensionistici il cui importo è tre volte superiore al valore del trattamento minimo Inps (che era pari a 501,38 euro mensili nel 2014). La decisione della Corte è stata criticata ad esempio dal Sole 24 Ore, anche in ragione del fatto che in passato la Corte aveva approvato il blocco (nel 1998 con Prodi, nel 2007 con Berlusconi), anche se per soglie molto più alte (pensioni 5 volte superiori al trattamento minimo Inps e 7 volte superiori, rispettivamente) e con l’avvertimento, verso il parlamento e governo, di non ripetere interventi di quel genere anche su pensioni elevate.



Cosa dice la sentenza della Corte




La Corte ha di fatto dichiarato illegittimo l’art. 24, comma 25, del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201 (ovvero la cosiddetta norma Fornero contenuta nel “Salva Italia” montiano, poi modificato dalla legge n. 214 del 22 dicembre 2011), che sanciva che, date le condizioni di crisi economica in cui versava il Paese, l’adeguamento all’inflazione per il 2012 e il 2013 sarebbe avvenuto solo per i trattamenti pensionistici fino a due volte il trattamento minimo Inps. L’inflazione è stata rispettivamente del 3% nel 2012 e dell’1.1% nel 2013 (si selezioni “Variazioni percentuali medie annue dell’anno indicato rispetto all’anno precedente” nel box). Anche se nel 2014 e nel 2015 si è tornati ad adeguare le pensioni all’inflazione, queste andrebbero ulteriormente aumentate per via degli incrementi avvenuti nei due anni precedenti.



Cosa dice Renzi



Nella dichiarazione in oggetto il Premier fa tre considerazioni.



La prima: spiega – e riporta correttamente – la decisione della Corte.



La seconda: tira una frecciata ai parlamentari che negli ultimi anni si sono fatti portavoce di una vera e propria campagna contro i provvedimenti dell’ex-ministro Fornero in tema di pensioni. Alla Camera la manovra Salva-Italia passò con 75 voti contrari di Lega e Idv in modo compatto, più qualche voto ‘ribelle’ in altri partiti. Similmente in Senato Lega e Idv hanno votato contro insieme a un senatore Pdl (Caselli, della circoscrizione ‘America meridionale’ e 4 di Udc, Svp e Autonomie. Anche se in questo video Renzi non esplicita chi siano ‘quelli che fanno finta di essersi dimenticati’, sappiamo chi sono da un’altra intervista rilasciata sullo stesso tema. Il riferimento è a Brunetta e Meloni, che in effetti avevano votato entrambi a favore del Salva Italia, per la cui verifica si veda il voto alla Camera).



La terza: a chi gli fa notare che questo rappresenta un grosso problema per il governo (che secondo alcune stime dovrà trovare 5 miliardi di euro per far fronte alla richiesta di adeguamento – a cui si aggiungerebbero anche altri costi. Per fare un paragone si tratterebbe di una somma più o meno simile a quella del provvedimento sul bonus degli 80 euro per il 2014), Renzi risponde che la sentenza non dispone che si dovrà pagare tutto domani. In effetti, come sottolineato dal professor Stefano Ceccanti – a cui abbiamo scritto per chiarimenti circa quest’ultima parte della dichiarazione – il governo e “il parlamento hanno amplissimi margini di manovra”, dato che le motivazioni della Corte in sostanza dicono che un blocco di due anni era eccessivo, che la soglia era troppo bassa e che il blocco totale era indiscriminato. C’è quindi spazio per misure legittime più temporanee, un tetto più alto e fasce.









Il verdetto



Affermando che ‘non bisogna pagare domani mattina tutto’ Renzi esemplifica la situazione, ma di fatto intende correttamente dire che la partita su cosa farà il governo è aperta. “Vero”.