L’occupazione femminile è un tasto dolente per il nostro Paese. Nel 2013 appena il 46,8% delle donne tra i 15 e i 64 anni erano occupate in Italia; il livello equivalente in Svezia era del 72,5%. Per capire la drammaticità del dato della diseguaglianza raggiunto in Italia tra uomini e donne, è sufficiente dare uno sguardo al medesimo divario concernente l’occupazione maschile: 64,8% in Italia, 76,3% in Svezia. Sul tema interviene Laura Boldrini.


Nel 2015


Gli ultimi dati Istat confermano quanto riportato da Boldrini. A febbraio 2015 risultavano occupate 9 milioni e 303 mila donne, un calo di 42 mila unità rispetto al mese prima. La riduzione di duemila unità registrato nell’occupazione maschile (12.969 milioni a 12.967 milioni), è effettivamente quasi impercettibile a confronto.

L’effetto della crisi


Boldrini parla anche di una crisi “dura per tutti, ma per le donne lo è ancora di più”: il fact-checking corretto da fare è quindi quello relativo al periodo della crisi. In realtà (come si evince dal grafico sottostante tratto dalla serie storica Istat disponibile al link di cui sopra), l’occupazione maschile è diminuita di più rispetto a quella femminile, sia in termini assoluti che in termini relativi. Infatti l’occupazione maschile si è ridotta di 847 mila unità dal febbraio 2008 allo stesso mese del 2015 – passando dal 70,2% della popolazione in età lavorativa al 64,7%. Per le donne il valore assoluto è lievemente aumentato (+50 mila) mentre il tasso si è ridimensionato leggermente (dal 47,3% al 46,8%).


graphE’ il caso di precisare, come fa questo approfondimento de Linkiesta, che la crisi ha ovviamente colpito anche  le donne nel mercato del lavoro. Secondo Enrica Morlicchio, professoressa di Sociologia dei Processi Economici e del Lavoro all’Università Federico II di Napoli citata da Linkiesta, “la tenuta dell’occupazione femminile si associa a un peggioramento della qualità del lavoro”, sia in termini di tipologia di contratto che di tipo di lavoro. Gli esperti citati nell’articolo non sostengono però che la crisi abbia avuto un effetto sproporzionato sulle donne, ma anzi ritengono che, essendosi deteriorata maggiormente la situazione maschile rispetto a quella femminile, ciò abbia causato un livellamento tra i generi. Purtroppo tale livellamento è avvenuto verso il basso e la disparità di genere (nei tassi di occupazione, nei redditi, ecc) continua a sussistere.

Il verdetto


Boldrini è precisa con i dati più recenti ma la generalizzazione è scorretta. Senza dubbio il nostro Paese rimane decisamente arretrato per quanto riguarda il livello dell’occupazione femminile (che nello scorso mese ha subìto un drammatico calo) ma è anche vero che quest’ultima si è ridotta molto meno di quella maschile durante la crisi. Non si può per questo dire che l’occupazione femminile sia stata colpita in maniera sproporzionata nel periodo indicato, dal momento che è rimasta sostanzialmente piatta di fronte a un grosso calo registrato nell’occupazione maschile. “Nì” per Boldrini