Il 27 novembre su Facebook è stata pubblicata la foto della schermata di un telefono cellulare che mostra l’immagine di un tesserino di una dipendente della Asl di Brescia accompagnata da questo testo: «Stanno girando per appartamenti con la scusa di misurare le polveri sottili… Non aprite sono armati. Sono due donne con tesserino dell’ASL Condividete, copia e incolla massima diffusione».


Come abbiamo ricostruito in un precedente articolo, questa notizia è falsa e circola in rete da almeno tre anni in differenti versioni.


Una prima versione era stata diffusa il 5 aprile 2017. In questo caso, la falsa notizia parlava di tre ragazze che, con la scusa di una raccolta firme, cercavano di entrare nelle case altrui. Questa prima versione era stata smentita dalle forze di polizia.


Il 10 maggio 2017, dopo che cinque giorni prima a Pomezia, nel Lazio, si era verificato un incendio in un sito di stoccaggio di rifiuti, era iniziato a diffondersi un nuovo messaggio allarmistico in cui si leggeva che qualcuno stava girando «per appartamenti con la scusa di misurare le polveri sottili e controlli vari per via dell’incendio di Pomezia». Il testo invitava a non aprire agli estranei perché erano persone armate. Anche in questo caso, le forze dell’ordine locali, avevano smentito di aver ricevuto segnalazioni di azioni simili.


Il 18 maggio 2017, poi, era apparso un nuovo messaggio virale a cui era stato aggiunto un ulteriore particolare: a girare per le case sarebbero state due donne con il tesserino della Asl. In un’altra versione di giugno dello stesso anno, veniva poi eliminato il riferimento territoriale a Pomezia.


Infine, nel 2018 al messaggio di allarme è stata allegata anche la foto di un dipendente della Asl di Brescia, che in realtà non c’entra nulla. La stessa Asl di Brescia, in un comunicato, ha annunciato che, visto che la notizia inventata era «corredata da una foto che riproduce un tesserino in uso nell’allora Asl di Brescia», si riservava di tutelare la propria immagine nelle sedi competenti, invitando inoltre «i cittadini a non incentivare la diffusione di tale falsa notizia».