Il 21 gennaio, è stata pubblicata su Facebook l’immagine di un appello che arriverebbe dalla guardia di finanza di Reggio Emilia, e più precisamente dall’indirizzo mail del brigadiere Raffaele Rizzo.

Il testo racconta la storia di una signora che a una stazione servizio sarebbe stata avvicinata da un uomo, che le avrebbe offerto dei servizi come imbianchino, lasciandole un biglietto da visita. Una volta ripartita con la propria macchina, la donna si sarebbe sentita confusa e stordita, vedendo l’uomo seguirla con un’altra macchina.

La signora sarebbe entrata in un parcheggio e suonando ripetutamente il clacson per chiamare aiuto avrebbe fatto fuggire l’uomo che la seguiva. Dietro la causa del malanno ci sarebbe stata una sostanza, presente nel biglietto datole dallo sconosciuto alla stazione di servizio, chiamata Burundanga che sarebbe utilizzata per rapine e stupri.

Questa storia è però inventata e gira in rete da anni, mentre la droga di nome Burundanga esiste realmente. Nell’ottobre del 2014, il fact-checker Paolo Attivissimo ha infatti contattato l’indirizzo mail citato nel messaggio, ricevendo questa risposta: «Questa mail ormai sono circa 4 mesi che circola, si tratta di un racconto “BUFALA” che girava sulla posta elettronica. Sicuramente è successo che è stata girata da me a qualche indirizzo, ed è stato fatto un copia/incolla dove poi è rimasto il mio indirizzo istituzionale. Comunque faccia la cortesia non la invii e cestini il tutto».

Per quanto riguarda la droga citata, il giornalistico scientifico Gianluca Dotti su Wired spiega che «esistono davvero alcuni precedenti di utilizzo criminale della burundanga». Ma il racconto condiviso contiene alcune imprecisioni che dimostrano che si tratta di una notizia inventata. Per esempio, spiega Dotti, «si lascia passare l’idea che sia sufficiente inalare una piccola quantità della droga per subire effetti devastanti, mentre le dosi che potrebbero essere spruzzate su un bigliettino da visita (o che potrebbero rimanere sulle mani di chi maneggia i bigliettini) sono insufficienti per provocare effetti collaterali gravi e far perdere coscienza».