Il fact-checking in breve:

• Diversi parlamentari del M5s hanno celebrato come un successo i nuovi dati Anpal su occupazione e beneficiari del reddito di cittadinanza. Al 31 ottobre, nel complesso oltre 352 mila percettori del sussidio avevano sottoscritto un contratto di lavoro.

• Questi dati, come abbiamo già scritto in passato, rischiano di essere fuorvianti: dicono solo quanti beneficiari hanno trovato un’occupazione, ma non è possibile sapere se questo è avvenuto grazie alle politiche del reddito di cittadinanza o meno.

• Va inoltre aggiunto che circa il 55 per cento di chi ha firmato un contratto è ancora impiegato al 31 ottobre. La maggioranza dei contratti firmati, poi, è a tempo determinato (65 per cento), e per lo più della durata inferiore ai 6 mesi (l’80 per cento dei contratti a tempo determinato).




L’11 novembre diversi parlamentari del Movimento 5 stelle hanno elogiato il reddito di cittadinanza (Rdc) e i risultati raggiunti finora dalle cosiddette “politiche attive del lavoro” associate al Rdc nell’aiutare le persone a trovare un lavoro.

«Con il reddito di cittadinanza e i centri per l’impiego abbiamo raggiunto risultati storici», ha scritto su Facebook il deputato ed ex sottosegretario al Lavoro Claudio Cominardi. «Oggi apprendiamo che i contratti di lavoro firmati dai percettori del reddito di cittadinanza hanno superato quota 352 mila».

Stiamo parlando di «oltre il 25 per cento di coloro che erano tenuti a sottoscrivere il Patto per il lavoro», ha commentato sui social l’attuale sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Laura Agea. «Mano a mano, in poco più di due anni, il grande progetto di inclusione sociale ed economica che avevamo immaginato, quello di dare la possibilità a migliaia di persone che vivono in povertà assoluta di trovare un lavoro, sta dando i suoi frutti, e grazie soprattutto al lavoro dei tanti navigator».

Questi numeri sono corretti? Sì, le cifre corrispondono ai dati più aggiornati di Anpal Servizi, che si occupa della gestione delle politiche attive del reddito di cittadinanza. Ma come abbiamo spiegato più volte in passato, queste statistiche hanno un grave problema di fondo: ci dicono solo chi tra i beneficiari del sussidio ha trovato un lavoro, e non in quanti l’hanno trovato grazie alle misure previste dal sussidio.

Insomma, queste cifre – se non correttamente contestualizzate – possono essere fuorvianti.

Che cosa dicono i nuovi dati Anpal

L’11 novembre Anpal Servizi ha pubblicato i dati più aggiornati sull’occupazione di chi riceve il reddito di cittadinanza.

Secondo le elaborazioni di Anpal, al 31 ottobre scorso 352.068 beneficiari del sussidio hanno avuto «almeno un rapporto di lavoro successivamente alla domanda del beneficio». Stiamo parlando del 25,7 per cento dei quasi un milione e 370 mila beneficiari del reddito di cittadinanza che erano tenuti alla sottoscrizione di un Patto per il lavoro. Quest’ultimo consiste in una serie di regole da rispettare per continuare a prendere il sussidio mentre si cerca occupazione con i centri per l’impiego.

Ricordiamo che non tutte le oltre 3 milioni e 232 mila persone coinvolte dalla misura (dati aggiornati al 6 ottobre) sono tenute a cercare lavoro. Per esempio, sono esclusi da questo obbligo i portatori di disabilità o chi si prende cura di bambini piccoli.

A prima vista, i nuovi dati di Anpal sembrano dirci che da quanto esiste il reddito di cittadinanza, ha trovato un’occupazione circa un beneficiario su quattro tra quelli che hanno iniziato il percorso delle politiche attive per il lavoro.

Negli ultimi mesi c’è stato inoltre un aumento. Al 1° settembre, i contratti firmati erano stati poco più di 196 mila, oltre 150 mila in meno rispetto ai dati aggiornati a fine ottobre scorso.

Come abbiamo già anticipato nell’introduzione e spiegato nel dettaglio in passato, questi dati hanno però un problema di fondo. Sappiamo infatti che molti percettori hanno trovato lavoro al di fuori del percorso dei centri per l’impiego, e altri grazie al lavoro dei centri. Ma è impossibile stabilire con precisione quanti rientrano nella prima categoria e quanti nella seconda, e valutare correttamente il funzionamento e l’efficacia dei provvedimenti attivi.

I dati pubblicati a settembre scorso da Anpal mostravano un divario tra il numero di soggetti che avevano firmato un contratto e quello di chi aveva iniziato un percorso di ricerca del lavoro con i centri per l’impiego: il primo era più elevato del secondo.

Se sono di più i contratti firmati rispetto al numero di persone che hanno iniziato un percorso di ricerca attiva del lavoro, vuol dire che non tutti hanno trovato lavoro con i centri per l’impiego, anzi.

Le nuove statistiche pubblicate l’11 novembre non contengono dati precisi in merito, ma già in passato Anpal aveva chiarito che i suoi numeri andavano letti con meno entusiasmo rispetto a quanto fatto dal M5s.

A inizio settembre, alcune fonti interne ad Anpal avevano per esempio confermato a Il Foglio che il beneficiario che hanno sottoscritto un contratto «può aver trovato lavoro perché gli è capitato, senza un ruolo diretto dei centri per l’impiego o dei navigator». Le politiche del sussidio possono aver aiutato il percettore ai «riattivarsi», ma non necessariamente a trovare lavoro grazie a loro.

Di quali lavori stiamo parlando

Infine, c’è un tema su cui i vari esponenti del Movimento 5 stelle evitano di parlare, celebrando i risultati positivi del reddito di cittadinanza: la tipologia dei contratti sottoscritti.

In primo luogo, va sottolineato che secondo i dati Anpal, al 31 ottobre scorso circa 193 mila persone avevano un contratto attivo in quella data: stiamo parlando di poco più della metà delle circa 352 mila complessive viste prima.

Da quanto esiste il reddito di cittadinanza, quasi la metà dei beneficiari che avevano sottoscritto un contratto di lavoro oggi non ce l’hanno più.

In secondo luogo, i dati Anpal ci dicono qualcosa – seppur poco – sulla tipologia di contratti sottoscritti. Circa il 15,4 per cento di chi ha trovato un’occupazione ha firmato un contratto a tempo indeterminato; la stragrande maggioranza dei contratti, il 65 per cento, era a tempo determinato. Di questi, quasi l’80 per cento ha avuto una durata inferiore ai 6 mesi; solo il 9,3 per cento ha superato la soglia dell’anno.

Il resto fa riferimento ad altre forme di contratto, come quelle di apprendistato o di collaborazione.

In conclusione

Secondo alcuni parlamentari del Movimento 5 stelle, i dati sull’occupazione tra i beneficiari del reddito di cittadinanza mostrano che la misura sta avendo successo.

È vero che, secondo le elaborazioni Anpal, al 31 ottobre scorso oltre 352 mila beneficiari (circa uno su quattro di quelli che hanno sottoscritto un Patto per il lavoro) aveva firmato un contratto. Ma non è possibile dire quanto sia stato effettivamente merito delle politiche attive del reddito di cittadinanza: molte persone, infatti, possono aver trovato lavoro senza l’aiuto dei centri per l’impiego.

Infine, c’è un elemento di cui gli esponenti del M5s non parlano nel presentare i nuovi dati Anpal, cioè che al 31 ottobre solo il 55 per cento circa di chi aveva trovato lavoro era ancora occupato.

La maggioranza dei contratti firmati, il 65 per cento, è poi a tempo determinato, di cui l’80 per cento circa con una durata inferiore ai 6 mesi. Oltre il 15 per cento è a tempo indeterminato, mentre il resto fa riferimento a contratti di apprendistato o collaborazione.