Il 27 maggio il gruppo alla Camera del Movimento 5 stelle ha commentato su Facebook l’approvazione alla Camera di un disegno di legge che riguarda la tutela dalle violenze degli operatori sanitari, sociosanitari e dei medici, sottolineando in particolare come queste categorie subiscano in media 10 episodi di violenza ogni giorno e come, secondo le stime, «l’80 per cento delle vittime» non denunci il fatto.

Il disegno di legge, presentato dall’ex ministra della Sanità Giulia Grillo come prima firmataria il 25 settembre 2019, è stato approvato dalla Camera il 21 maggio ed è ora in attesa del passaggio al Senato per divenire effettivo.

Ma vediamo se i numeri riportati dal M5s sulle violenze sono corretti oppure no.

La definizione di violenze fisiche e verbali sul luogo di lavoro

Le definizioni di “violenza” sul luogo di lavoro sono ampie e comprendono una gamma di comportamenti che va dalle aggressioni fisiche da parte di clienti al comportamento anche solo verbale di colleghi o superiori che possa tradursi in un’umiliazione per il lavoratore.

Per esempio, secondo la definizione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), un’agenzia delle Nazioni Unite, si parla di violenze fisiche sul luogo di lavoro per «qualsiasi azione, incidente o comportamento che si discosti da una ragionevole condotta in cui una persona viene aggredita, minacciata o ferita nel corso, o a causa, del suo lavoro».

Una definizione simile è stata invece data anche dall’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro in un suo paper del 2010, secondo cui sono violenze sul luogo di lavoro «tutti i tipi di episodi violenti che accadono al lavoro, incluse le violenze da parte di soggetti terzi [clienti, consumatori, pazienti che ricevono beni o servizi n.d.r.] e le molestie (bullismo, mobbing)».

I dati italiani

Negli ultimi anni sono stati prodotti alcuni studi con l’obiettivo di approfondire il problema della violenza ai danni degli operatori sanitari e sociosanitari in Italia, ma ancora mancano dati ufficiali esaustivi che diano i contorni precisi di questo fenomeno.

La necessità di un monitoraggio più puntuale e completo di tali episodi è, tra l’altro, alla base della proposta contenuta nel ddl presentato dall’ex ministra Grillo di istituire un Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie.

In ogni caso, le stime più recenti sulle aggressioni subite nel 2019 dagli operatori della sanità in Italia sono quelle contenute in un’elaborazione basata su dati disaggregati e inediti Inail fatta da Domenico Della Porta, referente della Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e odontoiatri (Fnomceo) e presentata al convegno “La violenza sugli operatori sanitari”, svoltosi a Venezia il 2 febbraio 2020.

Purtroppo l’elaborazione completa non è pubblicamente consultabile e nel comunicato stampa relativo al convegno, reso disponibile dall’Ufficio stampa della Fnomceo, sono presenti solo alcuni dati. Qui ad esempio si legge che le aggressioni nei confronti dei dipendenti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) denunciate all’Inail sono quattro al giorno.

Per avere una visione più completa della questione, abbiamo contattato direttamente il professor Della Porta, che ci ha fornito supporto nella comprensione dell’elaborazione.

L’analisi, ha spiegato a Pagella Politica Della Porta, prende in considerazione un sottoinsieme delle violenze sul posto di lavoro: quello delle aggressioni subiti da medici che si traducono in una denuncia di infortunio all’Inail. Restano fuori quindi molte delle violenze che sarebbero comprese nelle definizioni che abbiamo visto prima.

Della Porta ci ha spiegato che, per quanto riguarda questo sottoinsieme, il dato del 2019 da tenere come riferimento è quello di 1.850 aggressioni.

Questo numero considera sia 1.388 episodi di violenza denunciati all’Inail e compiuti nei confronti del personale dipendente del Ssn – che opera quindi all’interno di strutture ospedaliere – sia le aggressioni contro operatori sanitari e sociali, che considerano anche lavoratori in servizio all’esterno delle strutture ospedaliere.

Il totale delle aggressioni avvenute sia all’interno sia all’esterno degli ospedali da medici, infermieri operatori socio-sanitari è pertanto di circa 5 al giorno.

Tuttavia il professor Della Porta ha specificato a Pagella Politica che il numero delle violenze indicato nella sua analisi si riferisce unicamente ai professionisti iscritti all’Inail, mentre in Italia esistono circa 66 mila impiegati nel settore della sanità che non sono registrati all’ente pubblico. Si tratta principalmente di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici di continuità assistenziale che non hanno un doppio contratto e specialisti ambulatoriali privati convenzionati Asl (ma non dipendenti).

Grazie all’aiuto dell’Ufficio Stampa di Fnomceo siamo risaliti al numero totale degli iscritti Inail tra medici, operatori sanitari e sociali, pari a circa 150 mila professionisti.

Pertanto, se su un totale di 150 mila iscritti Inail le aggressioni annuali sono 1.850, possiamo ipotizzare approssimativamente che ai danni dei 66 mila non iscritti se ne possano contare circa 812 all’anno. In questo caso il numero degli episodi di violenza giornalieri si alzerebbe a 2.662 circa, pari a circa 7 al giorno.

Di conseguenza, anche facendo una stima delle aggressioni ai danni dei non iscritti all’Inail, in nessun caso si arriva ai «10 episodi di violenza in media ogni giorno» indicati nella dichiarazione del M5s.

Le mancate denunce

A detta del presidente della Fnomceo Filippo Anelli, le aggressioni reali sono molte di più rispetto al dato ufficiale, in quanto molti operatori sanitari preferiscono non denunciare l’infortunio all’Inail.

In questo caso i dati a disposizione sulle mancate denunce degli operatori sanitari vittime di violenza sono evidenziati da un’indagine condotta da Anaao Assomed, il sindacato di medici e dirigenti sanitari più rappresentativo nel settore sanitario italiano.

L’indagine, pubblicata il 13 maggio, si basa su un sondaggio che ha visto la partecipazione del personale medico di 19 regioni, per un totale di 2.059 intervistati. Da questa risulta che il 79,26 per cento di chi subisce un’aggressione non presenta denuncia.

In questo caso la dichiarazione del M5s sulla mancata denuncia da parte dell’80 per cento delle vittime si rivela corretta.

Tornando al calcolo degli episodi di violenza giornalieri, se si decide di considerare il dato di 2.662 aggressioni elaborato in precedenza come un 20 per cento del totale, si arriverebbe 13.310 aggressioni all’anno, pari a circa 36 episodi di violenza al giorno.

In conclusione

Secondo il gruppo alla Camera del M5s, «ogni giorno si verificano in media 10 episodi di violenza contro medici, infermieri e operatori sanitari. Le stime dicono anche che l’80 per cento delle vittime non denuncia».

Come visto in precedenza, la citazione sulla percentuale delle mancate denunce è corretta, diverso è invece il discorso sul numero delle violenze.

Se la dichiarazione intendeva affermare che le aggressioni giornaliere sono in media 10, di cui solo due vengono denunciate, risulta imprecisa, in quanto sulla base delle informazioni reperite dal professor Della Porta quelle denunciate – considerando sia iscritti che non iscritti Inail – sono in realtà 7.

D’altra parte, se l’intenzione era di sottolineare come solo 10 episodi di violenza siano registrati, e queste 10 segnalazioni rappresentino solo il 20 per cento del totale – perché il restante 80 per cento non viene denunciato – anche in questo caso la frase è imprecisa.

Infatti, se le aggressioni giornaliere denunciate sono circa 7, facendo la proporzione quelle non denunciate sarebbero 36 al giorno.