Questa non è una «foto» del nuovo coronavirus

Ansa
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Negli ultimi giorni diversi quotidiani italiani hanno diffuso un’immagine che rappresenterebbe una delle prime «foto» scattate al nuovo coronavirus 2019-nCoV, che al 2 febbraio 2020, secondo i dati più aggiornati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha causato quasi 14.600 persone, causando oltre 300 morti (Immagine 1).

L’immagine è stata proiettata anche durante la trasmissione tv Mezz’ora in più su Rai3 di domenica 2 febbraio, con ospiti di Lucia Annunziata il ministro della Salute Roberto Speranza e Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto nazionale malattie infettive (Inmi) “Lazzaro Spallanzani” di Roma (che ha annunciato di aver isolato con successo il nuovo virus, anche se l’Italia non è stata la prima a farlo).

In realtà, l’immagine non è una foto nel senso stretto della parola. Si tratta invece di un’illustrazione grafica, pubblicata a fine gennaio 2020 dal Centro statunitense per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) di Atlanta e realizzata da due ricercatori, Alissa Eckert e Dan Higgins. Il render (qui scaricabile in alta definizione) è di pubblico dominio e utilizzabile gratuitamente, senza restrizioni di copyright, a patto che vengano citati gli autori.
Immagine 1. Un render realizzato dal Centro statunitense per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) – Fonte: Cdc, Alissa Eckert, Dan Higgins
Immagine 1. Un render realizzato dal Centro statunitense per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) – Fonte: Cdc, Alissa Eckert, Dan Higgins

Che cosa mostra l’immagine

Come spiega il sito ufficiale del Cdc, l’illustrazione rappresenta graficamente la «morfologia ultrastrutturale mostrata dai coronavirus». In biologia, con il termine “ultrastruttura” si fa generalmente riferimento a forme e organizzazioni la cui conoscenza richiede informazioni che stanno al di là dei limiti dei microscopi ottici.
Immagine 2. La foto di un generico coronavirus scattata con il microscopio elettronico – Fonte: Cdc, Fred Murphy
Immagine 2. La foto di un generico coronavirus scattata con il microscopio elettronico – Fonte: Cdc, Fred Murphy
I virus infatti – a differenza dei batteri – non sono visibili al microscopio ottico, ma solo a quello elettronico, che osserva i virus tramite un fascio di elettroni. Le informazioni raccolte (nell’Immagine 2, si vede la foto di un generico coronavirus scattata con il microscopio elettronico) possono poi essere rielaborate e riproposte in una veste grafica più dettagliata, come fatto dai ricercatori del Cdc.

«Nell’immagine si possono notare le punte che adornano la superficie esteriore del virus, che danno l’idea di una corona che avvolge il virione [da qui il nome “coronavirus”, ndr>», scrive il Cdc. Con il termine “virione”, si intende la particella virale costituita da una molecola di acido nucleico, racchiusa in un involucro proteico (capside).

Un’altra illustrazione, pubblicata sempre sul sito ufficiale del Cdc statunitense, ricostruisce le quattro proteine principali che costituiscono l’involucro esterno del virione e le punte della corona (Immagine 3).
Immagine 3. Un render realizzato dal Centro statunitense per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) – Fonte: Cdc (Alissa Eckert, Dan Higgins)
Immagine 3. Un render realizzato dal Centro statunitense per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) – Fonte: Cdc (Alissa Eckert, Dan Higgins)
Ricapitolando, se vedete queste immagini in tv, sui giornali o sui social, sappiate che non si tratta di foto vere e proprio, ma di rielaborazioni grafiche di diverse informazioni raccolte da ricercatori statunitensi con il microscopio elettronico.

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