Manca ormai poco più di un mese alle elezioni regionali, e nonostante le rispettive campagne elettorali siano state per il momento adombrate da altre questioni di stampo nazionale ed internazionale, è molto probabile che nel corso del mese di maggio il dibattito politico tra i candidati si farà più acceso. Pagella Politica ha deciso di seguire settimanalmente le tematiche principali per ciascuna delle regioni coinvolete, partendo da Campania e Veneto.



La Campania e la gestione dei fondi europei



I candidati principali della regione meridionale, il governatore Stefano Caldoro (centro-destra) e lo sfidante di centro-sinistra Vincenzo De Luca, fanno dichiarazioni un po’ contrastanti sulla gestione dei fondi europei destinati alla Campania.



Caldoro:“Dobbiamo lavorare ancora molto, ma c’è da aggiungere che la certificazione [di spesa dei fondi europei] era al 3,6% nel 2010 mentre oggi siamo primi.”



Cominciamo innanzitutto a stabilire di cosa stiamo parlando: l’Unione Europea destina una parte del proprio budget a programmi di Coesione, strutturati su tempistiche settennali, volti a favorire la crescita e lo sviluppo delle regioni più svantaggiate dell’Unione. I fondi europei funzionano per rendicontazione, ovvero solo una volta che il progetto è veramente partito e i soldi sono stati spesi si potranno ricevere le risorse stanziate nel fondo sotto forma di rimborso.



La certificazione della spesa, secondo Opencoesione, corrisponde alle richieste di rimborso presentate alla Commissione Europea dalle amministrazioni, una volta avviato un progetto e spesi i soldi. Lo stesso sito monitora il progresso della spesa certificata (quanto ogni regione ha richiesto di rimborso, sul totale delle risorse stanziate) per ogni regione di competenza. Effettivamente, a giudicare dai grafici interattivi, la Regione Campania ha fatto dei decisi progressi, nel periodo dicembre 2010 – ottobre 2014, in entrambi i programmi di convergenza in cui è coinvolta (dall’1,8 al 67% delle risorse stanziate per il Fondo Sociale Europeo, e dal 5,7 al 39,2% per il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale).



Affermare però che si situa adesso tra le prime regioni in quanto a spesa certificata equivale ad una enorme esagerazione: il grafico sotto mostra che secondo l’ultimo aggiornamento (ottobre 2014) la Campania si situava, tra le regioni che beneficiano dei fondi europei di convergenza, tra le ultime. Un “Nì” per Caldoro.



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De Luca:Il più grande delitto in #Campania è sui fondi europei: disoccupazione giovanile al massimo e capacità di utilizzo dei fondi pari a zero.”



Se Caldoro esagera da una parte, De Luca lo fa dall’altra. Se non basta il grafico sopra per mostrare un impiego almeno parziale delle risorse stanziate dall’Unione Europea, possiamo osservare la gestione dei fondi dell’Unione tramite la statistica della spesa monitorata, ovvero il passaggio di rendicontazione precedente alla certificazione definitiva (la richiesta di rimborso). Nell’arco temporale 2007-2013 la Campania ha speso per il programma FESR 2,9 dei 7,8 miliardi di euro stanziati, mentre per il programma FSE la spesa equivale a 535 milioni di euro su 760.



Per quel che riguarda invece la disoccupazione giovanile (calcolato sui giovani attivi tra i 15 e i 24 anni di età e che dovrebbe, in teoria, essere combattuta dal programma FSE), De Luca ha ragione; la Campania è passata da un tasso del 33,7% nel 2008 al 58,8% a fine 2014. “Nì” anche per lo sfidante del Partito Democratico.



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Il Veneto e il suo sistema sanitario



Se in Campania si parla di fondi di coesione europei, quasi mille chilometri più a nord i candidati battagliano sulla qualità del sistema sanitario regionale.



Zaia:“I direttori delle 21 Asl venete sono quelli che hanno prodotto la minor spesa sanitaria pro capite in Italia”



Luca Zaia, attuale presidente della regione Veneto e uomo di punta della Lega Nord, non ha preso bene l’attacco “indiretto” di Renzi, il quale accusava certe regioni (senza specificare quali) di avere troppe aziende sanitarie in rapporto al numero di province. Ebbene, secondo Zaia quelle vituperate Asl avrebbero generato la minor spesa sanitaria pro-capite del Paese. Tocca all’Istat smentire o confermare le parole del governatore:



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Moretti:Oggi in Veneto ci sono 21 aziende socio-sanitarie, più che in tutte le altre regioni d’Italia. La Lombardia, ad esempio, ne ha soltanto 15, ma con il doppio degli abitanti”



La sfidante di centro-sinistra ha ragione per quel che riguarda il numero di Asl venete: secondo il Ministero della Salute nel 2015 il Veneto ne possedeva 21, che la rendevano la regione con il numero più alto di enti sanitari. Al secondo posto, proprio come dice Moretti, la Lombardia, con 15 aziende socio-sanitarie e, correttamente, il doppio degli abitanti. “Vero”.