Il 5 settembre 2019 si è insediato il nuovo esecutivo Pd-Movimento 5 stelle, che lo stesso giorno ha pubblicato anche il proprio Programma di governo in 29 punti.

«Abbiamo rifiutato l’idea di un altro Contratto tra programmi separati», ha detto tre giorni dopo a Ravenna il segretario del Pd Nicola Zingaretti. «Oggi il premier lavora su una piattaforma discussa, approvata e condivisa da tutti. Per noi quella è la base di una stagione nuova».

Il confronto è con il Contratto firmato tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini a maggio 2018. Come si legge nel documento alla base dell’alleanza Pd-M5s, la piattaforma di cui parla Zingaretti contiene le «linee programmatiche» che costituiranno «la politica generale» della nuova maggioranza.

Ma rispetto al Contratto di governo tra Lega e M5s, quanto sono davvero “nuove” le proposte del nuovo esecutivo?

Abbiamo verificato: oltre il 61 per cento degli impegni presi da M5s e Pd (91 su 148 totali) erano già contenuti nel Contratto di governo; 57 impegni sono invece una novità.

Ma vediamo meglio nel dettaglio i numeri.

Come abbiamo fatto il confronto

Per rispondere alla domanda di partenza, abbiamo analizzato i 29 punti del Programma di governo del Conte II, isolando 148 promesse verificabili.

Con il nostro progetto Traccia il Contratto, abbiamo poi incrociato i due testi, scoprendo che oltre sei promesse su dieci non sono poi così tanto nuove.

In questa tabella sono consultabili le nostre elaborazioni, dove ogni impegno è evidenziato con un colore: il giallo indica le promesse riprese in maniera più o meno identica dal nuovo programma di governo; in arancione sono indicati gli impegni riproposti in una forma alternativa; in azzurro sono indicate invece le promesse nuove.

Per ogni punto è indicata anche la citazione letterale del Programma di governo e l’eventuale rimando alla promessa del Contratto tra Lega e M5s.

Le promesse “ripromesse”

In totale, sono 74 gli impegni riproposti dal governo Conte II nello stesso formato promesso dall’esecutivo precedente.

Tra questi impegni, rientrano le leggi sul salario minimo e l’acqua pubblica; il taglio del numero dei parlamentari; il blocco dell’aumento dell’Iva e le misure di sostegno alle famiglie e ai disabili; più risorse per la scuola, l’università e la ricerca; la riduzione del cuneo fiscale e una nuova norma sul conflitto di interessi.

I punti con più promesse “ripromesse” sono quelli dedicati all’Istruzione (7 su 8) e ai “Beni comuni” (14 su 17).

Per quanto riguarda la sicurezza, è stata riproposta la valorizzazione delle forze dell’ordine e dei vigili del fuoco, mentre per l’immigrazione è ricomparso il superamento del Regolamento di Dublino, su cui lo scorso governo non era riuscito a fare nulla.

Per quanto riguarda il “Territorio”, poi, sono 9 su 14 le promesse riprese dal precedente Contratto di governo. Tra queste, ci sono il contrasto al dissesto idrogeologico, la mobilità sostenibile e la ricostruzione più veloce delle aree terremotate.

Le promesse “riviste”

Rispetto all’accordo tra Di Maio e Salvini, 17 impegni sono stati recuperati, anche se con parole diverse o riferimenti più vaghi.

Per esempio, se il Contratto prometteva una semplificazione del sistema fiscale con l’introduzione della flat tax, il nuovo Programma di governo si impegna lo stesso a semplificare tasse e imposte, nominando al posto della tassa piatta una revisione del numero delle aliquote.

Anche i riferimenti a “più welfare” e “meno vincoli” di bilancio ricordano nelle intenzioni quanto dichiarato dal Contratto di governo, così come la lotta al traffico di esseri umani. In quest’ultimo caso, però, secondo il Pd e il M5s il contrasto all’immigrazione «clandestina» dovrà avvenire in un’ottica improntata anche all’integrazione.

Il completamento del processo dell’autonomia differenziata – che coinvolge Veneto, Lombardia e Emilia-Romagna – deve essere portato a termine, ma con un approccio diverso rispetto a quello proposto dalla Lega.

Le nuove promesse

Dal 5 settembre, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’alleanza politica che lo sostiene si sono impegnati a mantenere fede a 57 nuovi impegni, non previsti dal precedente accordo di cui era garante.

I punti con più promesse “nuove” sono quelli sul Lavoro (8 su 11), sulla Gioventù (2 su 2), sui Diritti, i minori e i disabili (4 su 7) e sull’Ambiente (3 su 5).

Per la prima volta, compaiono parole e impegni come il Green New Deal, «parità di genere nelle retribuzioni», «emergenza abitativa», sostegno all’«imprenditorialità femminile», «congedo di paternità obbligatoria», più welfare per i giovani e riforma del sistema elettorale.

Due novità molto discusse negli ultimi giorni riguardano infine la promessa di fermare la concessione di nuove trivellazioni per la ricerca di idrocarburi e quella di rivedere il sistema delle concessioni autostradali (entrambi due temi cari al M5s).

In conclusione

Il Programma di governo tra M5s e Pd contiene 148 promesse, articolate in 29 punti. Rispetto al Contratto di governo firmato da Di Maio e Salvini, poco meno del 40 per cento degli impegni è davvero una novità.

Oltre 90 promesse, infatti, sono state riproposte nelle linee programmatiche dell’esecutivo Conte II, dopo non essere state mantenute nei 15 mesi scorsi. Dal taglio dei parlamentari al taglio del cuneo fiscale, passando per il blocco dell’Iva, le promesse “ripromesse” sono dunque molte.

In 57 casi, però, la maggioranza ha dato la propria parola per fare qualcosa in discontinuità rispetto al passato. Rientrano in questo ambito gli impegni a concentrarsi maggiormente sulle fasce della popolazione più basse, sulla parità di genere e sull’ambiente.