Il 4 giugno 2019 diversi quotidiani italiani e stranieri hanno riportato la notizia di una ragazza di 17 anni che sarebbe morta nei Paesi Bassi per eutanasia a causa dei traumi subiti nel corso della sua vita.

Come vedremo in questo articolo, la notizia è però falsa.

Nessun medico ha mai somministrato alcun farmaco alla ragazza con l’intento di causarne il decesso. Sebbene il giorno successivo alcuni abbiano corretto le informazioni pubblicate, la storia rimane indicativa di come la disinformazione possa valicare velocemente i confini nazionali.

La storia di Noa Pothoven

Noa Pothoven era una ragazza di 17 anni di Arnhem, una cittadina olandese vicino al confine con la Germania. Secondo quanto riportato dal Nl Times – un quotidiano olandese con articoli in lingua inglese – la ragazza era stata in passato vittima di violenza sessuale. Dopo di allora, Noa aveva sviluppato disturbi psichici e alimentari che l’avrebbero portata a commettere il suicidio lo scorso 2 giugno.

A 16 anni Noa aveva fatto richiesta per l’eutanasia a una clinica dell’Aja (la Levenseinde Kliniek). La domanda era però stata negata perché non era stata considerata idonea secondo i criteri previsti nei Paesi Bassi.

In seguito Noa ha deciso di smettere di nutrirsi e di lasciarsi morire, senza che alcun medico le somministrasse un farmaco per causarne il decesso. Politico.Eu riporta che i medici e i familiari avessero raggiunto un’intesa, decidendo di non ricorrere all’alimentazione forzata e di assecondare la volontà della ragazza di terminare la sua esistenza.

Il 5 giugno, per chiarire definitivamente la questione, la famiglia di Noa ha rilasciato una dichiarazione in inglese al quotidiano olandese de Gerlander, dicendo: «Siamo profondamente addolorati per la morte di nostra figlia. Noa ha scelto di non bere e mangiare più. Vogliamo enfatizzare che questa è stata la causa della sua morte. È morta in nostra presenza la scorsa domenica».

I criteri per l’eutanasia nei Paesi Bassi

In generale, per eutanasia si intende porre fine alla vita di un paziente in modo deliberato per evitare sofferenze prolungate nel tempo, quando dovute a malattie ritenute incurabili.

La legge olandese definisce l’eutanasia come la «somministrazione da parte di un medico di una dose letale di un farmaco su espressa richiesta del paziente». Secondo la stessa legge olandese i minori possono richiedere di ricorrere all’eutanasia dall’età di 12 anni con il consenso dei genitori.

Come riportato dalla clinica a cui Noa si era rivolta, i criteri per poter ricorrere all’eutanasia sono però molto chiari: il paziente deve fare una richiesta chiara ed autonoma a un medico; deve essere affetto da un dolore insopportabile e insostenibile; non ci deve essere nessun’altra possibile soluzione o cura; il paziente deve essere completamente a conoscenza delle conseguenze.

Anche nel caso in cui venissero rispettati tutti i parametri, il medico che volesse soddisfare la richiesta del paziente sarebbe obbligato a ricevere il benestare di un collega che non abbia mai avuto contatti con il richiedente. Infine, un comitato regionale deve certificare che tutti i criteri siano stati rispettati e approvare la richiesta.

L’ultimo rapporto annuale dei comitati regionali (pubblicato il 27 settembre 2017) riporta [1] che il numero di procedure di eutanasia aveva raggiunto una cifra pari a 6.585 nel 2017 (il 4,4 per cento di tutte le morti avvenute nei Paesi Bassi in quell’anno).

La diffusione degli articoli

La morte della ragazza non è quindi avvenuta per eutanasia, contrariamente a quanto riportato inizialmente da molti quotidiani il 4 giugno.

Ciò è avvenuto sia a livello nazionale (La Repubblica, il Corriere della Sera e l’Ansa) sia a livello internazionale (New York Post, Fox News, The Independent e il The Washington Post).

Secondo +31Mag.Nl – un sito di news olandesi in lingua italiana – il responsabile della diffusione a livello internazionale della notizia scorretta sarebbe stato il tabloid inglese Daily Mail.

Anche la giornalista di Politico.Eu Naomi O’Leary, che ha contattato gli autori degli articoli pubblicati in olandese, concorda sul fatto che siano stati i media in lingua inglese a diffondere la notizia sull’eutanasia della ragazza per tutto il mondo.

La storia ha raggiunto una notorietà tale che anche il profilo Twitter di Papa Francesco è intervenuto sulla questione. Un tweet del pontefice dello scorso 5 giugno recitava: «L’eutanasia e il suicidio assistito sono una sconfitta per tutti. La risposta a cui siamo chiamati è non abbandonare mai chi soffre, non arrendersi, ma prendersi cura e amare per ridare la speranza».

Sebbene non ci sia nessun riferimento al nome della ragazza, abbiamo verificato che su circa 2 mila tweet pubblicati dall’account del pontefice nessun altro tweet aveva mai contenuto la parola «eutanasia» o «suicidio».

Inoltre, il 5 giugno il Monsignor Paglia – presidente della Pontificia accademia per la vita – ha commentato direttamente la vicenda in un’intervista rilasciata all’Ansa, affermando che «La morte di Noa è una grande perdita per qualsiasi società civile e per l’umanità […] È una grande sconfitta dell’intera società, particolarmente della società europea»

Le precisazioni dei giornali

Già nella mattinata del 5 giugno alcuni avevano chiesto che la notizia venisse corretta.

Per esempio, l’esponente dei Radicali Marco Cappato – che da anni lotta per questioni legate al fine vita – con una serie di tweet e interviste ha fatto presente che a Noa non era stata concessa l’eutanasia.

Nel corso della giornata del 5 giugno, diversi giornali italiani sono poi intervenuti per pubblicare come fossero andati realmente i fatti (Affaritaliani, SkyTg24 e Wired fra i tanti). Nonostante le successive precisazioni, la giornalista O’Leary ha riportato che il 4 giugno #NoaPothoven è diventato il quinto hashtag più popolare su Twitter in Italia.

In conclusione

La notizia della morte della giovane Noa Pothoven ha ricevuto attenzione mediatica a livello internazionale per via di un’informazione falsa. Diversi giornali hanno riportato che alla giovane sarebbe stata concessa l’eutanasia, nonostante i media olandesi non avessero mai utilizzato il termine.

Un controllo più accurato della notizia rilasciata dai media olandesi avrebbe probabilmente impedito il diffondersi di informazioni scorrette e l’accensione di un dibattito su scala globale.



Per chiedere aiuto. Se tu o una persona che conosci ha pensieri suicidi, ha manifestato l’intenzione di commettere suicidio o ritieni sia a rischio di farlo puoi contattare questi numeri:

Telefono Amico (tutti i giorni dalle 10 alle 24): da telefono 199 284 284 oppure via internet

Telefono Azzurro (attivo 24 ore su 24 , anche per gli adulti): 19696

Samaritans Onlus (tutti i giorni dalle 13 alle 22): da telefono fisso al numero verde gratuito 800860022 e allo 0677208977 da cellulare.

Se invece preferisci scrivere:

Chat telefono azzurro (attivo 24 ore su 24 , anche per gli adulti)



[1] Download “Annual report 2017” > pagina 9.