In questi giorni stiamo assistendo alle proteste di alcuni presidenti di regione sui tagli imposti dalla finanziaria per il 2015. Secondo Chiamparino, presidente della regione Piemonte, i tagli “sono insostenibili”. Zingaretti, presidente della regione Lazio, lamenta invece: “è facile tagliare le tasse con i soldi degli altri”. Insomma, l’accusa sembra volgere sull’eccessivo peso dei tagli sulle regioni per finanziare la manovra espansionista del governo. Vediamo se è effettivamente così, e se è vero che gli enti regionali abbiano storicamente sopportato una proporzione spropositata di tagli.


Nella bozza della finanziaria 2015 vediamo che la spending review delle Regioni dovrebbe avere effetti finanziari pari a quasi il doppio di quella sui ministeri (0,24% Pil vs 0,14%). Questi sono però i numeri di quest’anno, ancora da confermare. Per un’analisi più completa è infatti meglio analizzare la ripartizione dei tagli di spesa nel 2013. Qui vediamo che le regioni avevano sostenuto solamente il 6% dei tagli.



Dobbiamo però considerare che la Ragioneria Generale dello Stato, dalla quale abbiamo reperito i dati, scorpora le spese del comparto sanitario dalle altre spese regionali. Questo ha sopportato, nel 2013, il 28% dei tagli di spesa. Componendo il comparto sanitario la stragrande maggioranza delle spese regionali, è quindi in parte naturale che sia così.


Ma questi tagli sono proporzionati alla spesa regionale? Per ottenere un’idea più chiara siamo andati a consultare i dati della Corte dei Conti per il periodo 2010-2014.



A fronte di una spesa regionale pari al 22% del totale della spesa pubblica, nel quinquennio appena trascorso le Regioni sono state chiamate a portare a casa il 34% dei tagli. Insomma, sembra proprio che le regioni abbiano dovuto sopportare dei tagli maggiori, in proporzione, alla loro quota di spesa dell’amministrazione pubblica. Il luogo comune sembra decisamente confermato.