A volte ritornano. Tra la solita bufera sull’articolo 18 e i ben noti polveroni sollevati dall’incombenza delle tasse sui beni immobiliari, fa capolino il grande dibattito sui diritti civili delle coppie omosessuali. In perfetto orario rispetto ai tempi del piano ben cadenzato (almeno nelle intenzioni) del Premier Renzi, che aveva promesso l’apertura della stagione dei diritti civili a settembre con la presentazione di disegno di legge sulla civil partnership alla tedesca. Il ddl però ancora non si è visto, e nel frattempo risulta fermo in commissione anche il ddl presentato dalla senatrice Cirinnà (Pd) proprio sul tema della civil partnership, in attesa del testo condiviso proposto dal governo.


Tre temi di grande clamore si incrociano in questo dibattito. Vediamo quali.




Il ddl Scalfarotto criminalizzerebbe l’opposizione ai matrimoni gay?


Da un lato ci sono le proteste delle Sentinelle in Piedi, che per quanto silenziose non sono passate inosservate. In breve e per sommi capi, le Sentinelle si battono per difendere “la libertà di espressione messa in discussione dal ddl Scalfarotto”, già approvato dalla Camera e ora al vaglio del Senato. Le Sentinelle ritengono che il ddl – presentato con l’obiettivo di fermare atti di discriminazione verso le persone omosessuali e transgender – potrebbe in realtà avere effetti anche sulla libertà di opinione. Questo perchè renderebbe contraria alla legge l’opposizione ad un eventuale intervento normativo a favore del matrimonio omosessuale o dell’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. I favorevoli alla legge sostengono invece che il ddl non limiterà la libertà di espressione, a meno che essa non sfoci in atti di violenza o di odio verso i soggetti considerati. Facendo riferimento al testo, il ddl aggiunge tra i motivi di possibile discriminazione (razziale e religiosa, per esempio) anche l’identità sessuale della vittima. Il dibattito sull’interpretazione è molto acceso anche tra i giuristi, e una possibilità concreta è che siano poi i tribunali a dover giudicare caso per caso di quale tipo di atto discriminatorio si sia trattato (semplice opinione o istigazione alla discriminazione o violenza).


Tuttavia, qualunque sia l’opinione su questa proposta di legge, rimane il fatto che l’Italia resta uno dei pochi Paesi europei senza una legge anti-omofobia, insieme a Estonia, Polonia e Malta.



I matrimoni gay in Italia: stato della legislazione


Sebbene la battaglia delle Sentinelle faccia riferimento specifico al ddl Scalfarotto, in ultima istanza questo gruppo si batte per un “modello di famiglia fondato sull’unione tra un uomo ed una donna”. La partita è anche quindi quella del matrimonio gay (e a ruota delle adozioni). Attualmente esistono diverse proposte di legge su questo tema, ma nessuna è mai arrivata a compimento.


La prima, ad opera del leader di Sel Nichi Vendola, è racchiusa nel ddl C242, mai approvato alla Camera. Una seconda proposta è stata fatta da Scalfarotto (Pd), con il ddl n. C244, anch’esso intitolato “Modifiche alla codice civile e altre disposizioni in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio e di filiazione da parte delle coppie formate da persone dello stesso sesso” e con il ddl n. C763. Come quello di Vendola, i ddl di Scalfarotto non hanno mai passato l’esame della Camera, dove si sono arenati lo scorso anno. Al Senato la senatrice De Petris (Sel) ha portato invece avanti la battaglia di Vendola con il ddl S204, senza miglior fortuna. Anche Lo Giudice (Pd), ex presidente dell’Arcigay, ha presentato la proposta S15, contro la discriminazione matrimoniale. Inoltre, dal M5S in Senato arriva il disegno di legge “Modifiche al codice civile in materia di eguaglianza nell’accesso al matrimonio in favore delle coppie formate da persone dello stesso sesso”, presentato da Orellana.


Manca allora da vedere la proposta di Renzi che, come abbiamo menzionato sopra, verte sull’istituzione della civil partnership alla tedesca.


Le trascrizioni sono illegali?



In assenza dell’estensione dell’istituto matrimoniale alle coppie omosessuali in Italia, il tema di dibattito verte anche sulle trascrizioni dei matrimoni avvenuti in Paesi dove tali unioni sono ammesse dalla legge. Il dibattito è ripartito da una circolare inviata dal ministro Alfano ai prefetti alcuni giorni fa, con la richiesta “che, ove siano state fatte le trascrizioni di matrimonio tra persone dello stesso sesso, ci sia l’annullamento d’ufficio degli atti”. Questo perché, secondo Alfano, “In Italia non è possibile che ci si sposi tra persone dello stesso sesso, quindi se ci si sposa tra persone dello stesso sesso, quei matrimoni non possono essere trascritti nei registri dello stato civile italiano, per il semplice motivo che non è consentito dalla legge”.


Molti sindaci hanno contestato la validità e l’opportunità di questa circolare, tra cui Pisapia (in ben due occasioni, qui e qui) Fassino e Merola a Bologna. Il quadro è piuttosto annebbiato, e né il Parlamento né la giurisprudenza si sono distinti per chiarezza su questo tema. Lo scorso aprile, il tribunale di Grosseto ha ordinato al sindaco di trascrivere il matrimonio di due uomini avvenuto a New York, dove le unioni gay sono permesse dal 2011. Il tribunale ha sottolineato che la trascrizione è possibile qualora non siano violati i requisiti che la impediscono (es. contrarietà all’ordine pubblico) e che essa, sebbene non influisca direttamente sullo status dei due soggetti, può essere importante per dimostrare, come per tutte le coppie di fatto, la stabilità o la durata dell’unione (che ha risvolti per esempio sull’affidamento di minori). In passato però la Cassazione era stata di avviso contrario (sentenza n. 4184/2012), negando la trascrizione del matrimonio dal momento che esso ha natura soltanto di certificazione di un atto ma non ha effetto giuridico nell’ordinamento italiano.


Come giustamente sottolineato anche dal sindaco Pisapia (min 16.18), è il Parlamento che deve prendersi carico di legiferare in questo ambito, attuando alcune modifiche al Codice civile e aiutando a dirimere alcune nebbie in cui si trova il dibattito giurisprudenziale. Finché questo non avverrà, l’Italia continuerà ad essere uno dei pochi Paesi occidentali a non avere non solo il matrimonio gay, ma neanche una legge che riconosca le unioni civili per le coppie omosessuali.