Il 29 dicembre il governo ha approvato un nuovo decreto-legge che ha introdotto ulteriori restrizioni per i non vaccinati contro la Covid-19 e alcune modifiche alle regole sulle quarantene. Soltanto una settimana prima era stato varato un altro decreto, che aveva esteso l’obbligo del cosiddetto “super green pass” a una serie di attività, riducendo a sei mesi la durata della certificazione a partire dal 1° febbraio 2022.

Tra le altre cose, il nuovo decreto ha disposto dal 10 gennaio l’obbligo del super green pass (che si ottiene con la vaccinazione contro la Covid-19 e la guarigione dalla malattia) per prendere i mezzi di trasporto pubblico e accedere a una serie di attività.

Il continuo cambiamento delle regole ha di fatto cancellato il sistema a colori delle regioni, introdotto oltre un anno fa e modificato a luglio, svuotandolo delle sue funzioni. Dal prossimo 10 gennaio, salvo sorprese, le zone bianche, gialle e arancioni avranno le stesse restrizioni per vaccinati e guariti, con vincoli più severi – ma uguali tra i vari colori – per i non vaccinati.

Un ripasso, in breve

Dalla scorsa estate il cambio di colore delle regioni è determinato da tre indicatori: l’incidenza settimanale dei contagi ogni 100 mila abitanti, la percentuale di posti letto in terapia intensiva occupati da pazienti positivi al coronavirus e quella relativa all’occupazione nei reparti in “area medica”, ossia quelli di malattie infettive, medicina generale e pneumologia.

Una regione cambia colore quando tutti e tre gli indicatori superano una determinata soglia, con l’introduzione di misure più restrittive (come vedremo, le regole introdotte nelle ultime settimane dal governo hanno ridotto al minimo le differenze). Più nel dettaglio, si entra in zona gialla con un’incidenza settimanale di oltre 50 contagi ogni 100 mila abitanti, un’occupazione delle terapie intensive superiore al 10 per cento e quella negli altri reparti superiore al 15 per cento. Si entra in zona arancione con un’incidenza settimanale di oltre 150 contagi ogni 100 mila abitanti, un’occupazione delle terapie intensive superiore al 20 per cento e quella negli altri reparti superiore al 30 per cento. Infine si entra in zona rossa se l’incidenza è di oltre 15o contagi ogni 100 mila abitanti, se l’occupazione delle terapie intensive è superiore al 30 per cento e quella degli altri reparti superiore al 40 per cento.

Da luglio in poi i vari provvedimenti adottati dal governo Draghi hanno ridotto sempre di più le differenze tra le zone bianche, gialle e arancioni, di fatto rendendole identiche tra loro, salvo alcune eccezioni (più avanti vedremo meglio che cosa succede per le zone rosse).

Tra i colori non ci sono più differenze

Gli interventi estivi

A partire dall’estate la zona bianca e quella gialla sono state le prime a diventare molto simili tra loro. In quel periodo le uniche differenze in zona gialla erano l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto e le capienze ridotte per alcuni eventi (per esempio negli stadi), per i quali era comunque possibile chiedere una deroga.

Il limite di quattro commensali al tavolo nei servizi di ristorazione, precedentemente in vigore, non era stato prorogato e non figurava nelle indicazioni di chiarimento del governo, sebbene vi fosse stata parecchia confusione sul tema.

L’introduzione del super green pass

L’eventuale passaggio in zona gialla avrebbe determinato anche la chiusura delle discoteche. Ma questa differenza è stata eliminata con il decreto-legge n. 172 del 26 novembre 2021, che ha introdotto il cosiddetto “super green pass”.

In base a questo provvedimento, dal 6 dicembre le eventuali limitazioni e restrizioni previste per le zone gialle e arancioni scattavano soltanto per chi non fosse vaccinato contro la Covid-19 o non fosse guarito dalla malattia. Contemporaneamente l’obbligo del super green pass era stato esteso anche alla zona bianca, fino al 15 gennaio 2022.

Per riassumere il quadro delle restrizioni in vigore – ormai diventato piuttosto complicato – il 6 dicembre il governo ha pubblicato una tabella di 9 pagine, in cui si esplicitava che la zona bianca e la zona gialla fossero diventate di fatto la stessa cosa. L’unica differenza tra le due zone era l’obbligo dell’uso delle mascherine all’aperto.

Le novità di dicembre

Durante un Consiglio dei ministri del 14 dicembre, è stata poi decisa la proroga dell’uso del super green pass in zona bianca fino al 31 marzo 2022 (nuova data di scadenza dello stato d’emergenza). La norma è confluita nel decreto-legge n. 221 del 24 dicembre 2021, che oltre a estendere per una serie di attività l’uso del super green pass in tutte le zone, ha istituito l’obbligo di mascherine all’aperto anche in zona bianca, diventata a tutti gli effetti uguale a quella gialla.

La differenza principale rimasta in piedi tra questa nuova “zona biancogialla” e quella arancione riguardava l’uscita da un comune con più di 5 mila abitanti. Nel primo caso non c’erano limitazioni, nel secondo era richiesto il green pass base (che si ottiene anche con un test negativo) o uno spostamento giustificato da motivi di lavoro, necessità o salute.

Inoltre, in zona arancione alcune attività richiedevano un super green pass, non necessario in zona biancogialla. Stiamo parlando, per esempio, dell’acquisto di uno skipass, dell’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie e tabacchi), della consumazione al tavolo in bar e ristoranti all’aperto, dell’accesso a piscine all’aperto e spogliatoi, della partecipazione sport di contatto, delle feste dopo cerimonie civili e dell’accesso a centri culturali, centri sociali e ricreativi all’aperto.

L’annuncio del 29 dicembre

Il nuovo decreto-legge del 29 dicembre ha esteso anche alla zona biancogialla, a partire dal 10 gennaio, l’obbligo di super green pass per queste attività, tranne in due: l’accesso ai negozi presenti nei centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi (eccetto alimentari, edicole, librerie, farmacie e tabacchi) e agli spogliatoi. Al momento della pubblicazione di questo articolo, il testo ufficiale del decreto non è ancora stato pubblicato, quindi le informazioni a disposizione sono quelle divulgate in un comunicato stampa dal governo.

Al 30 dicembre nessuna regione o provincia autonoma dovrebbe comunque superare tutte e tre le soglie viste. Salvo sorprese, nessuna regione entrerà in questo colore prima dell’entrata in vigore dell’ultimo decreto approvato dal governo.

E la zona rossa?

Finora non abbiamo preso in considerazione la zona rossa, quella con le restrizioni più severe. Il motivo sta nel fatto che il governo si è sempre limitato a prolungare le misure già vigenti, come l’introduzione del coprifuoco e la chiusura di numerose attività, senza al momento proporre modifiche.

Le novità normative per le zone gialle e arancioni sono comunque arrivate quando alcune regioni erano in prossimità del cambio di colore. Dunque è possibile che se mai qualche regione dovesse riavvicinarsi alla zona rossa, il governo potrebbe intervenire anche per questa fascia di colore.

Tiriamo le fila

Senza novità alla zona rossa e salvo nuovi decreti, nelle prossime settimane il sistema a colori sarà di fatto composto da tre zone:
la zona “biancogialla”;
la zona arancione, che si differenzia da quella biancogialla solo per la regola degli spostamenti al di fuori del proprio comune;
e la zona rossa, dove sono valide quasi tutte le misure restrittive dello scorso inverno.

In conclusione, le scelte del governo sono sempre più orientate all’introduzione di misure restrittive valide per tutto il territorio nazionale, che ignorano di fatto i parametri con cui sono stabiliti i colori delle regioni. In questo modo viene meno l’introduzione di misure graduali per contrastare il peggioramento dell’epidemia. L’unico salto significativo si avrebbe con i ritorni delle zone rosse.