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Aggiornamento 24 dicembre, ore 15 – Sul sito Italia domani è stata pubblicata la relazione sullo stato di attuazione del Pnrr (qui scaricabile). Il testo fornisce però poco spazio all’analisi del raggiungimento delle scadenze previste per quest’anno, spesso senza riferimenti precisi ai provvedimenti adottati.

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Il 22 dicembre, durante la conferenza stampa di fine anno, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato che il governo ha raggiunto «tutti e 51 gli obiettivi» del 2021 concordati con l’Unione europea per ricevere la prima rata dei 191,5 miliardi di euro del “Piano nazionale di ripresa e resilienza” (Pnrr), pensato per far fronte alla crisi causata dalla pandemia. Il giorno dopo, lo stesso annuncio è stato fatto da Draghi durante la cabina di regia sul Pnrr, che oltre alla presidenza del Consiglio, ha visto la partecipazione di alcuni ministri.

Sempre il 23 dicembre il commissario europeo agli Affari economici Paolo Gentiloni ha firmato i cosiddetti operational arrangements con il nostro Paese, ossia gli atti formali che stabiliscono, da qui al 2026, i meccanismi di verifica periodica del raggiungimento delle scadenze necessarie per il riconoscimento dei fondi europei, in rate semestrali.

Nonostante queste novità, sul monitoraggio e l’attuazione del Pnrr c’è però ancora poca chiarezza da parte del governo. A pochi giorni dalla fine dell’anno, possiamo dire che a grandi linee gli impegni con l’Ue sono stati quasi tutti rispettati, anche se formalmente manca ancora l’approvazione di alcuni provvedimenti, che sembrano essere comunque in dirittura di arrivo.

In ogni caso la trasparenza sull’avanzamento del Pnrr è parecchio lacunosa.

La scarsa trasparenza del governo

Partiamo proprio da quest’ultimo punto, più precisamente dal sito Italia domani, che nelle intenzioni del governo deve essere il portale per il monitoraggio del Pnrr. Il sito, andato online a inizio agosto, contiene infatti una descrizione divulgativa delle varie componenti di cui è fatto il piano e ha una sezione dedicata alla pubblicazione di bandi e avvisi con cui sono finanziati i progetti del Pnrr.

Da nessuna parte è però possibile monitorare, con dati aggiornati e rimandi normativi, il rispetto di tutte le scadenze previste periodicamente dal piano. Al massimo c’è il cronoprogramma delle riforme principali, come quella della giustizia civile e penale.

Al 24 dicembre, nella sezione Notizie del portale, sono per esempio riportate le dichiarazioni fatte da Draghi due giorni prima sul raggiungimento delle 51 scadenze, senza dare la possibilità ai lettori di verificare se quanto detto dal presidente del Consiglio sia corretto o meno. Discorso analogo vale per il sito ufficiale del governo.

Ricordiamo che l’erogazione delle dieci rate del Pnrr, fino al 2026, è vincolata al rispetto di una serie di impegni, che possono essere di due tipi. Da un lato ci sono i traguardi (milestone), dall’altro lato gli obiettivi (target). I primi fanno riferimento al raggiungimento di risultati qualitativi (per esempio, l’approvazione di riforme o singoli provvedimenti normativi), mentre i secondi al raggiungimento di risultati quantitativi (per esempio, l’assunzione di un determinato numero di personale in un settore specifico).

Entro la fine del 2021, il governo deve centrare in totale 51 scadenze – 49 traguardi e due obiettivi – ma come abbiamo anticipato non è possibile sapere con trasparenza e certezza se e come questo impegno sia stato rispettato. Come vedremo tra poco, per ognuna delle scadenze, bisogna dunque verificare singolarmente che cosa è stato fatto fino ad oggi e se quanto fatto rispetta le promesse fatte all’Ue.

Anche su questo fronte le cose si fanno piuttosto complicate. Come hanno denunciato di recente Openpolis (fondazione che promuove maggiore trasparenza nella politica), onData (associazione che promuove una maggiore divulgazione dei dati pubblici, anche per la pandemia) e altre organizzazioni, le informazioni messe pubblicamente a disposizione dal governo sul sito Italia domani sono lacunose. E in passato sono state modificate senza avvisare i lettori dei cambiamenti apportati.

«Al momento il sito Italia domani resta una vetrina e da quando è andato online non c’è stato nessun avanzamento significativo rispetto alle modalità per rendere il piano monitorabile», ha sottolineato a Pagella Politica Andrea Borruso, presidente di onData e rappresentante della campagna dati Benecomune, che chiede al governo dati aperti sia sul Pnrr che sulla pandemia di Covid-19. «I dati oggi pubblicamente disponibili non sono adeguati al rispetto del dialogo che dovrebbe esserci con la società civile, viste le enormi risorse messe in campo».

Ad oggi l’unica relazione pubblicata dal governo sul monitoraggio e lo stato di attuazione del Pnrr è aggiornata al 23 settembre, con 13 scadenze già raggiunte sulle 51 totali di quest’anno. In quel documento si davano per di più conseguiti obiettivi – come la proroga del Superbonus 110 per cento – all’epoca non ancora ufficialmente diventati legge.

Nelle settimane successive vari esponenti del governo hanno dato cifre più aggiornate sul numero di scadenze rispettate, fino ad arrivare all’annuncio di Draghi. Prima del discorso di fine anno del presidente del Consiglio, il 18 novembre la Camera – non il governo – aveva pubblicato un rapporto più dettagliato sui 51 impegni del 2021 e la loro attuazione.

Che cosa manca ancora

Come scritto sopra, per monitorare lo stato di avanzamento del Pnrr bisogna verificare che cosa è stato fatto per ognuna delle scadenze, dal momento che il governo non fornisce informazioni facilmente accessibili.

Alcune realtà hanno iniziato a svolgere monitoraggi indipendenti, proprio per colmare questa lacuna. Secondo un’analisi del Sole 24 Ore, aggiornata a metà dicembre, il governo doveva ancora centrare 13 scadenze del Pnrr previste per quest’anno. In base a un monitoraggio di Openpolis, in quella data gli impegni ancora da mantenere erano addirittura 28. Secondo l’Osservatorio recovery plan (Orep) – lanciato a febbraio scorso dal dipartimento di economia e finanza dell’università di Roma Tor Vergata e da Promo Pa, fondazione che promuove l’innovazione nella pubblica amministrazione – ad oggi le scadenze mancanti sarebbero invece 12.

Come mai c’è questo ampio margine di incertezza sui numeri? Uno dei problemi è come considerare “raggiunti” gli impegni del governo con l’Ue, che – come ripetuto più volte – le autorità comunitarie valuteranno comunque con un certo margine di flessibilità.

Prendiamo per esempio uno dei due obiettivi (target) fissati per il 2021: l’assunzione di mille professionisti ed esperti a sostegno delle amministrazioni locali nella gestione del Pnrr. A essere precisi, al momento questa scadenza non è ancora stata rispettata integralmente: il reclutamento è ancora in fase di completamento. Le candidature arrivate nel concorso di inizio dicembre sono state più di 60 mila ed entro la fine del mese le regioni dovranno individuare le persone a cui conferire l’incarico.

Un altro esempio riguarda le varie misure, come la proroga del Superbonus 110 per cento, contenute nel disegno di legge di Bilancio. La manovra finanziaria è stata approvata dal Senato nella sera del 23 dicembre, ma deve ancora ricevere il via libera definitivo dalla Camera entro il 31 dicembre.

Al momento della pubblicazione di questo articolo, né sul sito Italia domani né sul sito del governo è stato divulgato un documento che chiarisca come l’esecutivo abbia effettivamente raggiunto i 51 impegni di quest’anno. In un comunicato stampa del 23 dicembre si fa solo un generico riferimento a una «relazione» da consegnare al Parlamento sullo stato di attuazione del piano.

Che cosa ci aspetta

La scarsa trasparenza non è un problema secondario. Entro il 2026 l’Italia dovrà rispettare 527 scadenze in totale, di cui 213 traguardi e 314 obiettivi. Per il 2022 è stato prefissato il raggiungimento di 17 obiettivi (contro i due del 2021) e di 83 traguardi (contro i 49 del 2021). Il prossimo anno inizierà poi a mettersi effettivamente in moto la macchina organizzativa strutturata in questi ultimi mesi, e le amministrazioni statali e locali dovranno essere pronte per utilizzare nei tempi stabiliti le risorse in arrivo dall’Ue.

Ricordiamo che se traguardi e obiettivi non vengono periodicamente raggiunti, l’Ue può interrompere l’erogazione dei fondi o sospenderla del tutto.

Sul fronte trasparenza qualche passo in avanti sembra essere stato fatto, anche se per ora solo a parole. Un decreto del presidente del Consiglio dei ministri di settembre (reso pubblico a novembre) regola gli aspetti tecnici del sistema di monitoraggio del Pnrr, coordinato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef). In questo Dpcm si è stabilito (art. 9) in maniera piuttosto generica che il Mef debba rendere accessibili tutti i dati sull’attuazione del piano. Il testo non specifica però entro quale data vada mantenuto questo impegno, né come.