Uno dei dati più importanti per monitorare l’andamento della campagna vaccinale contro la Covid-19 è quello relativo alla percentuale di popolazione vaccinata. Al 21 ottobre, secondo i dati del governo, è stato completamente vaccinato contro la Covid-19 l’85,8 per cento della popolazione vaccinabile, ossia quella dai 12 anni in su: 44,1 milioni di persone su un totale di circa 54 milioni.

Questa percentuale rischia però di essere una sottostima della reale copertura vaccinale. Come vedremo, secondo i dati Istat più aggiornati, la popolazione vaccinabile sarebbe infatti minore di quella usata dal governo, intorno ai 53,3 milioni circa.

Perché esiste questa discrepanza di circa 700 mila persone? E quale dei due dati è il più affidabile? Abbiamo cercato di fare un po’ di chiarezza e se la differenza sembra di poco conto, in realtà le cose cambiano se si guarda alle diverse fasce di età. In ogni caso le stime a disposizione suggeriscono che i dati – da una parte e dall’altra – vanno comunque meno certi di come sembra.

Che cosa monitorano Istat e governo

Ogni anno l’Istat stima la popolazione residente in Italia al 1° gennaio, basandosi sui dati del bilancio provvisorio, che tiene conto di nascite, decessi e trasferimenti di residenza. Con “popolazione residente” Istat fa riferimento alle persone di cittadinanza italiana e straniera che hanno dimora abituale nel territorio nazionale, anche se temporaneamente assenti. Non stiamo parlando del censimento permanente, che dal 2018 è diventato annuale e basato solo su un campione di famiglie.

Il governo utilizza invece i dati del sistema informatico “Tessera Sanitaria”, verificati dalle singole regioni. Questo database è gestito dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) e raggruppa tutti i possessori della tessera sanitaria. Come spiega il sito del Mef, la tessera è rilasciata a tutti i soggetti titolari di codice fiscale, aventi diritto all’assistenza sanitaria nazionale, e a tutti i nuovi nati, ai quali è stato attribuito il codice fiscale. Chi emigra all’estero e si iscrive all’Anagrafe italiani Residenti all’Estero (Aire), salvo eccezioni, perde il diritto all’assistenza sanitaria e quindi alla tessera sanitaria.

Mentre i dati Istat non sono modificati nel corso dell’anno, perché la stima della popolazione residente viene rilasciata solo una volta ogni 12 mesi, in linea teorica i dati della tessera sanitaria cambiano periodicamente, registrando anche decessi e nascite. La platea monitorata dal governo sembra quindi essere più puntuale, ma come vedremo tra poco le cose non stanno proprio così.

Più nel dettaglio, che discrepanze ci sono tra le rilevazioni Istat e quelle del governo?

Che differenze ci sono tra le due platee

In base ai dati Istat, al 1° gennaio 2021 in Italia c’erano 53,3 milioni di persone dai 12 anni in su, mentre secondo i dati della tessera sanitaria ci sarebbero nel complesso 54 milioni di vaccinabili.

La popolazione della tessera sanitaria è più elevata in ogni singola fascia d’età, a eccezione in quella 20-29 anni, dove ci sono 28 mila persone in meno. Tra i 12 e i 19 anni ci sono 70,6 mila persone in più, tra i 30 e i 39 anni 47 mila, tra i 40 e i 49 anni 86,9 mila, tra i 50 e i 59 anni 185 mila, tra i 60 e i 69 anni 112 mila, tra i 70 e i 79 anni 54 mila e sopra gli 80 anni 82,6 mila. Queste differenze fanno sì che la popolazione arrivi a essere diversa anche del 2 per cento tra i 50 e i 59 anni e sopra gli 80.

Va anche tenuto conto che nonostante i dati delle somministrazioni dei vaccini dividano chi ha più di 80 anni in 80-89 anni e 90+, i dati del governo pubblicamente disponibili sulla popolazione vaccinabile aggregano le due fasce d’età in una unica (over 80).

Vediamo come si traducono in concreto queste differenze nelle percentuali della copertura vaccinale.

I dati che non tornano nella popolazione vaccinabile

In base ai dati Istat, ad oggi risulta aver ricevuto almeno una dose di vaccino l’86,8 per cento, l’1 per cento in più rispetto all’85,8 per cento calcolato sulla platea delle tessere sanitarie.

Usare i dati della tessera sanitaria, come fa il governo, fa sì che si registrino meno vaccinati in percentuale in tutte le fasce d’età, a eccezione di quella 20-29 anni, dove ne risultano di più con la base Istat. Le differenze sono particolarmente significative nella fascia 50-59 anni e tra gli over 80, dove con i dati della tessera sanitaria il tasso di vaccinazione scende di 1,7 punti percentuali. Anche tra i 12 e i 19 anni e tra i 60 e i 69 anni scende di più di un punto percentuale.

Qual è il motivo di queste differenze tra le due platee di vaccinabili?

Perché i dati sono diversi

Una delle ragioni della discrepanza tra dati Istat e dati del governo potrebbe essere legata ai tempi con cui sono registrati i decessi nel sistema della tessera sanitaria, processo che in Italia può richiedere anche diversi mesi.

Basti pensare che i dati Istat sulla mortalità, rilasciati tre mesi dopo il periodo di riferimento, non sono comunque completamente consolidati. Dopo mesi vengono aggiunti altri decessi, per via dei ritardi di notifica tra quando avviene il decesso, quando lo registra l’anagrafe e quando viene comunicato all’Istat.

Il precedente governo Conte è sembrato essere a conoscenza di questi problemi di notifica per il sistema della tessera sanitaria, in particolar modo nei tempi con cui i dati sui morti sono comunicati al sistema per cancellare le tessere. Nel decreto “Rilancio” – approvato a maggio 2020 e convertito a luglio 2020 – era stato inserito un articolo per accelerare l’acquisizione delle informazioni relative alle nascite e ai decessi. In particolare, le strutture sanitarie o i medici avrebbero dovuto inviare l’avviso di decesso, il certificato necroscopico, la denuncia della causa di morte, l’attestazione di nascita e la dichiarazione di nascita al sistema della tessera sanitaria senza dover mandare prima una copia cartacea al comune. Il sistema poi avrebbe dovuto mandare questi dati all’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), ai comuni che non fanno ancora parte dell’Anpr e all’Istat.

La definizione dei dati da inviare e le modalità di attuazione dovevano essere stabilite con un decreto, che ad oggi non è ancora stato adottato.

Al di là di queste ipotesi, è possibile sapere quale dei due numeri è dunque più affidabile per calcolare la copertura vaccinale? Una risposta precisa non c’è, dal momento che sia i dati Istat che quelli del governo sembrano avere diversi limiti.

Gli strani cambiamenti nella popolazione della tessera sanitaria

Partiamo dai dati della tessera sanitaria. Come abbiamo anticipato, questi sono periodicamente soggetti a cambiamenti, a volte piuttosto strani, per esempio come se ci fossero stati spostamenti in massa da una regione all’altra.

Il 6 ottobre nella provincia autonoma di Trento gli over 80 sono passati da 38.678 a 38.819 e in Puglia quelli nella fascia 40-49 anni in Puglia da 575.114 a 574.973. Nel primo caso sono quindi comparsi 141 over 80 in più, mentre nel secondo caso sono sparite 141 persone nella fascia 40-49 anni. Il 17 settembre in Veneto sono invece apparsi 3.661 over 80 in più e in Emilia-Romagna 1.741 over 80, mentre in Puglia sono spariti 5.402 nella fascia 40-49 anni: la somma esatta dei due dati visti prima. Altre volte ci sono stati cambiamenti più significativi, ma che hanno riguardato solo alcune fasce d’età, come gli under 60 a giugno o solo alcune regioni a luglio.

La ragione dietro questi spostamenti di numeri non è chiara e non sembra essere del tutto riconducibile al semplice aggiornamento degli iscritti al sistema della tessera sanitaria. Altrimenti gli aggiornamenti sarebbero più frequenti e riguarderebbero tutte le fasce d’età, ma così non è. Questo mette in dubbio l’affidabilità complessiva dei dati del governo.

I limiti dei dati Istat

Anche i dati Istat sembrano avere margini di incertezza. Se guardiamo alla fascia di età over 90, che per Istat conta 815 mila persone, e incrociamo questo numero con i vaccinati completi in questa fascia di età, scopriamo che il tasso di vaccinazione è superiore al 100 per cento in diverse regioni. Sono tra il 100 e il 105 per cento in Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto e provincia autonoma di Trento. In Umbria arrivano a essere il 107 per cento.

Parte della differenza è dovuta probabilmente al fatto che la base Istat si riferisce a chi aveva 90 anni al 1° gennaio, mentre è possibile che per le vaccinazioni degli over 90, terminate da mesi, le persone siano state categorizzate in base all’anno di nascita e non alla loro reale età. Per esempio, una persona del 1931 che fa 90 anni oggi ed è stata vaccinata a gennaio, è probabilmente stata inserita tra gli over 90.

Si dovrebbe poi considerare che i dati Istat, fissi da inizio anno, non tengono conto dei decessi avvenuti negli scorsi mesi e del fatto che ci sono ragazze e ragazzi di 11 anni che compiono 12 anni nel corso dell’anno e diventano così vaccinabili. Per poter essere vaccinati bisogna essere infatti nati dopo il 1° gennaio 2006, ma anche avere 12 anni al momento della vaccinazione.

Assumendo, come avvenuto nel 2009, che ogni mese sia nato lo stesso numero di bambini, possiamo calcolare che ogni 30 giorni ci sono circa 47 mila persone che compiono 12 anni, entrando a far parte della popolazione vaccinabile.

Non è un problema solo italiano

Prima di concludere, sottolineiamo che la presenza di diverse platee vaccinabili non sembra essere un problema solo italiano. In diversi Paesi europei, gli over 80 vaccinati risultano, per esempio, essere più del 100 per cento della popolazione, un dato ovviamente impossibile.

Come ha spiegato il giornalista del Financial Times John Burn-Murdoch, sebbene questo possa sembrare un problema di piccolo conto, in realtà rischia di avere conseguenze gravi: se si crede di essere arrivati al 100 per cento di popolazione vaccinabile vaccinata, si smetterà di cercare di convincere i non vaccinati a vaccinarsi perché non si sa neppure che esistono. Questo è particolarmente problematico per le fasce di popolazione più anziane, dove è più marcata la discrepanza tra i numeri, perché sono quelle più a rischio e che andrebbero vaccinate di più.

In Inghilterra il problema delle diverse popolazioni è piuttosto significativo. Il sistema sanitario utilizza i dati del National immunisation management service (Nims), ma esiste anche la stima della popolazione fatta dall’Office for national statistics (Ons), l’ufficio di statistica di Inghilterra e Galles.

I dati del Nims sovrastimano la popolazione in quasi tutte le fasce d’età, a eccezione degli over 80 e soprattutto in quelle in età lavorativa. I report sui vaccinati rilasciati settimanalmente dalla Public health england (Phe) utilizzano i dati nel Nims, sovrastimando le persone non vaccinate sotto gli 80 anni e sottostimando sopra gli 80 anni. Quando si guarda alle diverse incidenze del contagio in base allo status vaccinale, si rischia di avere un’immagine distorta che abbassa artificialmente l’efficacia dei vaccini dando l’idea che non funzionino, quando non è così.

In Francia il giornalista di Le Parisien Nicolas Berrod ha confrontato la popolazione che risulta dai dati del 2021 dell’Insee, l’ufficio statistico francese, e quelli della Santé publique France, l’agenzia governativa che si occupa dell’epidemia e dei vaccini, che invece si riferiscono al 2020. Berrod ha scoperto che ci sono differenze significative nella risultante copertura vaccinale nella fascia 70-79 anni e in quella over 80. Complessivamente, usando i dati Insee del 2021, i vaccinati sono leggermente di meno di quelli che si hanno usando i dati della Santé publique France.

In conclusione

Esistono due stime sulla popolazione in Italia dai 12 anni in su (la cosiddetta “popolazione vaccinabile”): una di Istat e una del sistema della tessera sanitaria, che differiscono per circa un milione di persone. I dati di Istat sono aggiornati una volta all’anno, quelli della tessera sanitaria sono cambiati, in modo anche bizzarro, molte volte negli ultimi mesi.

Lo spostamento di popolazione da una fascia anagrafica di una regione a un’altra fascia anagrafica di un’altra regione mette in dubbio l’affidabilità dei dati della tessera sanitaria.

Anche i dati Istat non sono perfetti per l’utilizzo che se ne fa per calcolare la popolazione vaccinata. Non è infatti chiaro come le regioni classificano le persone e questo fa sì che gli over 90 vaccinati siano più del 100 per cento in diverse regioni.

Complessivamente, la popolazione vaccinabile è in continuo mutamento perché c’è chi muore e chi ha 11 anni e ne compie 12 diventando vaccinabile. In generale non è quindi possibile sapere con esattezza quanta popolazione è coperta dal vaccino, sebbene sia possibile avere una stima molto vicina a quel risultato.