Il 25 settembre, sui canali Twitch e YouTube del commentatore Ivan Grieco, è andato in scena un confronto a tutto campo tra il senatore della Lega Simone Pillon e Marco Cappato, attivista dei Radicali italiani e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, promotrice dei referendum sull’eutanasia e la cannabis legale. Su entrambi i temi, ma anche sull’aborto e non solo, Cappato e Pillon sono su posizioni diametralmente opposte.

Abbiamo verificato quattro dichiarazioni – due a testa – fatte durante il dibattito per vedere se corrispondono al vero o meno.

Che cosa può succedere con il referendum sull’eutanasia legale

«Se passa questo referendum [per la legalizzazione dell’eutanasia] e domani uno ti ferma e ti dice: “Scusami mi puoi sparare”, e tu gli spari, stai commettendo un’azione che non è più un reato» (min. 23:19)

Il referendum sull’eutanasia legale ha l’obiettivo di abrogare una parte dell’articolo 579 del Codice penale che punisce il reato di «omicidio del consenziente». In particolare, il referendum vuole eliminare la pena dai 6 ai 15 anni di carcere per chi uccide una persona con il suo consenso. Se passasse il referendum, a tutela delle persone più fagili, rimarrebbe comunque vietato – come correttamente sottolineato da Pillon nel dibattito – l’omicidio del consenziente nel caso in cui si tratti di minori, di infermi mentali, di persone sotto gli effetti di alcool o sostanze stupefacenti, oppure di persone il cui consenso è stato estorto con le minacce o con la forza.

Il caso riportato da Pillon è chiaramente una provocazione ma non del tutto priva di fondamento, come ha ammesso (min. 23:45) anche Cappato. È infatti vero che l’abrogazione di parte della norma, che opererebbe il referendum se passasse, lascerebbe un vuoto normativo. Ma sostenere che non sia reato uccidere qualcuno che chiede: «Scusami, mi puoi sparare?» è chiaramente un’esagerazione. Il consenso, si può desumere da altre norme del codice penale o dalla disciplina vigente sul testamento biologico, per essere valido richiede alcune condizioni che in questo caso estremo pare evidente manchino.

I dati sull’eutanasia nei Paesi Bassi

«Sui 6.585 casi di eutanasia che l’Associazione Coscioni riporta accaduti in Olanda nel 2018, 164 dementi nella fase iniziale della malattia, 67 malati psichiatrici e 25 persone dai 12 ai 30 anni» (min. 32:58)

Qui Pillon fa riferimento all’articolo “Eutanasia e assistenza al suicidio in Olanda: i dati del 2018”, scritto dall’attivista olandese e socio dell’Associazione Luca Coscioni Johannes Agterberg e pubblicato il 10 giugno 2019 sul sito dell’associazione. L’analisi contiene alcuni dati del rapporto 2018 sull’eutanasia pubblicato dal Regional euthanasia review committees, un comitato di controllo sul fenomeno dell’eutanasia che lavora a stretto contatto con il governo dei Paesi Bassi.

Riguardo il numero di casi di eutanasia avvenuti in Olanda nel 2018, Pillon cita correttamente il dato dei 6.585 riportato nell’articolo dell’Associazione Coscioni. L’associazione sbaglia però nel riportare i casi di eutanasia nei Paesi Bassi, confondendoli con quelli del 2017. Infatti, il rapporto stilato dal comitato regionale dei Paesi Bassi afferma che il numero di casi di eutanasia nel 2018 sono stati 6.126, mentre 6.585 erano i casi totali di eutanasia nel 2017 [1].

Anche riguardo al numero di dementi che si sono sottoposti all’eutanasia nella fase iniziale della malattia c’è un po’ di confusione. Pillon cita correttamente i dati dell’Associazione Coscioni, che però non corrispondono a quelli riportati nella relazione dei Paesi Bassi. Stando al rapporto del 2018 del comitato sull’eutanasia olandese, il numero di dementi che hanno richiesto l’eutanasia nella fase iniziale della malattia sono stati 144 [2].

Per quanto riguarda invece gli ultimi due dati citati da Pillon, è vero che nel 2018 i malati psichiatrici che hanno avuto accesso all’eutanasia sono stati 67 ed è vero anche che hanno ottenuto l’eutanasia anche 25 persone tra i 12 e i 30 anni.

Quante persone muoiono per l’alcol e il fumo

«Una droga che in Italia fa 30 mila morti l’anno, l’alcol, e una droga che fa 90 mila morti l’anno, che è il tabacco» (min. 29:10)

I dati più recenti sulle morti causate dal consumo di alcol sono stati forniti dall’Istituto superiore di Sanità (Iss) nel rapporto 2021 sul consumo di alcol in Italia. Secondo questi dati, nel 2017 gli italiani di età superiore ai 15 anni morti per patologie totalmente attribuibili all’alcol sono stati circa 1.200.

Queste cifre sono parecchio inferiori ai 30 mila morti all’anno menzionati da Cappato, che molto probabilmente fa però riferimento a una stima realizzata dall’Iss nel 2007 sul numero di morti correlate – e non totalmente attribuibili – al consumo di alcolici.

Per quanto riguarda il fumo, a maggio 2021 il Ministero della Salute ha stimato 93 mila morti all’anno in Italia – arrotondato a 90 mila da Cappato – attribuibili al consumo di tabacco.

Gli aborti sono in calo da decenni

«Dalla legalizzazione dell’aborto ad oggi, il numero degli aborti è crollato nel nostro Paese» (min. 1:21:38)

In Italia l’aborto – o interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) – è disciplinato dalla legge 194 del 1975. Secondo i dati più aggiornati del Ministero della Salute, nel 2019 sono state notificate 73.207 Ivg nel nostro Paese, con un -4,1 per cento rispetto al 2018, dato che segna il continuo calo dall’inizio degli anni Ottanta.

In particolare, nel 1982 – il primo anno per il quale si hanno a disposizione i dati – gli aborti in Italia furono più di 110 mila. In poco meno di quarant’anni questo numero si è fortemente ridotto.

Come segnala il Ministero della Salute, l’indicatore «più accurato» per valutare il ricorso all’Ivg è il tasso di abortività, ossia il numero di aborti ogni mille donne tra i 15 e i 49 anni. Dal 1982 al 2019 anche questo dato è continuato a calare. Se nel 1982 erano state registrate 17 interruzioni di gravidanza ogni mille donne, nel 2019 queste erano scese a poco meno di sei.

Cappato ha dunque ragione: dalla legalizzazione dell’aborto il numero di interruzioni di gravidanza «è crollato nel nostro Paese».

In conclusione

Abbiamo verificato quattro dichiarazioni del dibattito tra il senatore della Lega Simone Pillon e l’attivista dei Radicali italiani Marco Cappato sui referendum per l’eutanasia e la cannabis, nonché sul tema dell’aborto.

Sull’eutanasia, Pillon avanza una provocazione, non del tutto infondata ma sicuramente esagerata, nel riportare un caso possibile di omicidio del consenziente che non sarebbe più reato. Il senatore della Lega ha poi citato correttamente alcuni dati riportati però in modo impreciso dall’Associazione Luca Coscioni sul numero di casi di eutanasia nei Paesi Bassi nel 2018.

Dal canto suo, Cappato ha citato dati sostanzialmente corretti per quanto riguarda il numero di morti correlate al consumo di alcol e tabacco. Riguardo al tema dell’aborto, è infine vero che in Italia, dopo l’approvazione della legge 194, il numero di interruzioni di gravidanza sia costantemente sceso.

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[1] Il dato sui casi di eutanasia nel 2018 nei Paesi Bassi è disponibile a pagina 11 del rapporto

[2] Il dato sul numero di dementi che si sono sottoposti a eutanasia nella fase iniziale della malattia è riportato a pagina 12 del rapporto