L’aumento dei casi ha avuto un impatto sulla situazione ospedaliera. A livello nazionale i nuovi ricoveri giornalieri
sono passati da un minimo di 70, registrato nella prima settimana di luglio, a oltre i 300, registrati ogni giorno per tutta la seconda metà di agosto.
A
livello regionale, nella seconda metà di agosto l’Emilia Romagna ha registrato fino a un ingresso ogni 100 mila abitanti al giorno, così come la Sardegna, mentre la Sicilia ha superato 1,5. Si sono osservati aumenti, seppur più contenuti, in Abruzzo, Calabria, Lazio, Liguria, Trento, Puglia e Umbria.
Gli
ingressi in terapia intensiva giornalieri sono passati da un minimo di 5 a luglio agli attuali 45. In questo caso i maggiori aumenti si sono avuti in Friuli-Venezia Giulia, Bolzano, Sardegna, Sicilia e Toscana.
Il maggior numero di ingressi si è poi riflesso su un aumento degli
ospedalizzati, ossia sul numero complessivo di persone ricoverate nei vari reparti. La Sicilia è arrivata ad avere 20 ospedalizzati ogni 100 mila abitanti e la Sardegna 15. Calabria, Emilia-Romagna, Lazio, e Toscana hanno superato i 10. Tra le regioni con il minor numero di pazienti sulla popolazione ci sono Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Molise e Piemonte.
Guardando ai ricoveri divisi per fascia anagrafica, si vede che il maggior
tasso di ricovero si verifica tra le persone con più di 90 anni. A livello settimanale sono passati da un minimo di 20 ricoveri per milione di persone a fine luglio agli attuali 120 (a marzo 2021 si arrivò a 865). Anche nelle altre fasce d’età più anziane si registrano aumenti: da 13 a 86 per gli 80-89, da 9 a 53 per i 70-79 e da 8 a 46 per i 60-69. Pure nelle altre fasce d’età si registrano aumenti, ma i ricoveri settimanali sono molti di meno perché la Covid-19 è una malattia pericolosa principalmente per gli anziani.
L’aumento dei ricoveri tra i più anziani ha portato inoltre a un innalzamento dell’
età mediana del primo ricovero da un minimo di 50 anni agli attuali 60.