Il 3 maggio è la giornata mondiale della libertà di stampa. La ricorrenza è stata istituita nel 1993 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, su raccomandazione della Conferenza generale dell’Unesco.
Il 2021 è poi il ventesimo anno in cui l’organizzazione internazionale no-profit Reporters sans frontières (Rsf) pubblica il suo World Press Freedom Index, una classifica di quasi tutti gli Stati del mondo (nell’edizione del 2021 ne vengono conteggiati 180) in base alla libertà di stampa al loro interno.
Il grado di libertà di stampa viene calcolato incrociando le risposte di esperti a un questionario ideato da Rsf (che verte ad esempio su pluralismo, indipendenza, trasparenza dei media) con analisi quantitativa sul numero di abusi e atti di violenza contro i giornalisti nel periodo considerato. Una metodologia non esente da critiche.
L’Italia si posiziona al quarantunesimo posto e «il principale problema» che si sono trovati ad affrontare i giornalisti italiani nel corso del 2020 sono stati «i negazionisti del coronavirus – un insieme variegato che include teppisti, attivisti no mask, neofascisti, ultrà, “anarchici” e infiltrati del crimine organizzato – che hanno spesso minacciato o attaccato fisicamente i cronisti», in particolare durante la seconda ondata.
Ai primi posti troviamo – come anche nelle precedenti edizioni – i Paesi del Nord Europa, in particolare Norvegia, Finlandia e Svezia. In fondo alla classifica troviamo tre dittature: Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. La Cina è quartultima.
Il 2021 è poi il ventesimo anno in cui l’organizzazione internazionale no-profit Reporters sans frontières (Rsf) pubblica il suo World Press Freedom Index, una classifica di quasi tutti gli Stati del mondo (nell’edizione del 2021 ne vengono conteggiati 180) in base alla libertà di stampa al loro interno.
Il grado di libertà di stampa viene calcolato incrociando le risposte di esperti a un questionario ideato da Rsf (che verte ad esempio su pluralismo, indipendenza, trasparenza dei media) con analisi quantitativa sul numero di abusi e atti di violenza contro i giornalisti nel periodo considerato. Una metodologia non esente da critiche.
L’Italia si posiziona al quarantunesimo posto e «il principale problema» che si sono trovati ad affrontare i giornalisti italiani nel corso del 2020 sono stati «i negazionisti del coronavirus – un insieme variegato che include teppisti, attivisti no mask, neofascisti, ultrà, “anarchici” e infiltrati del crimine organizzato – che hanno spesso minacciato o attaccato fisicamente i cronisti», in particolare durante la seconda ondata.
Ai primi posti troviamo – come anche nelle precedenti edizioni – i Paesi del Nord Europa, in particolare Norvegia, Finlandia e Svezia. In fondo alla classifica troviamo tre dittature: Turkmenistan, Corea del Nord ed Eritrea. La Cina è quartultima.