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All’indomani della strage di Parigi varie sono state le notizie che si sono susseguite, non sempre corroborate da prove e fonti attendibili.



Tra i tanti, è circolato un dettaglio molto particolare riguardo le modalità di organizzazione dei terroristi dell’Isis. Diversi media anglosassoni, in particolare il seguitissimo Mail Online, hanno riportato la notizia secondo cui generalmente, in base a quanto dicono gli esperti, i terroristi utilizzano la PlayStation 4 nelle loro comunicazioni.



Molti media hanno ripreso la notizia (anche da noi, per esempio RaiNews, Il Mattino, Leggo). aggiungendo che, anche nel caso degli attacchi del 13 novembre, i terroristi avrebbero fatto ricorso alla chat della PlayStation 4 per organizzare gli attacchi.



Sembra però che si tratti di una notizia falsa – o per lo meno senza alcuna conferma – diffusasi per la combinazione di una dichiarazione del ministro degli Interni belga di tre giorni prima gli attentati con il ritrovamento, poi smentito, di una consolle ludica.



La frase di Jambon



Tutto comincia con un’intervista del vice-premier e ministro degli Interni del Belgio, Jan Jambon. Il ministro, del partito conservatore fiammingo N-VA, durante un evento organizzato da Politico Europe a Bruxelles il 10 novembre 2015 (tre giorni prima degli attacchi di Parigi), ha ammesso che il Belgio ha un problema con il terrorismo e ha dichiarato, a proposito dei sistemi di comunicazione usati dagli estremisti:



«Ho sentito che le comunicazioni più difficili [da intercettare] tra questi terroristi è la PlayStation 4. È molto, molto difficile per i nostri servizi [segreti] – non solo i nostri, ma tutti quelli internazionali – decrittare le comunicazioni scambiate tramite la PlayStation 4».





L’affermazione di Jambon risulta piuttosto generale, non molto decisa e per niente dettagliata, premettendo un generico “Ho sentito che” (“I heard that…”).



Tre giorni dopo questa dichiarazione Parigi è stata colpita dalla furia dei terroristi: il collegamento alle parole del ministro è stato quasi automatico per alcuni mezzi di informazione.



Da dove è cominciato tutto



Secondo le ricostruzioni (ad esempio Wired UK, ArsTechnica e The Verge), il nesso è stato messo in luce per la prima volta da questo articolo di Forbes del 14 novembre, in cui si avanza tale l’ipotesi in via dubitativa (l’articolo si intitola “Come i terroristi dell’Isis potrebbero aver usato la PlayStation 4 per discutere e pianificare gli attacchi”).



L’articolo di Forbes parte da un assunto già noto: i servizi di sicurezza hanno la necessità di monitorare le conversazioni che avvengono sulle chat tra utenti delle consolle di videogiochi e l’eventuale scambio di informazioni tramite altri meccanismi di gioco. Secondo documenti riservati resi pubblici da Edward Snowden, per ovviare a questo problema l’Nsa e la Cia avrebbero creato appositamente profili di giocatori, ad esempio nei popolari World of Warcraft e Second Life.



Forbes aggiungeva però un particolare decisivo nella prima versione dell’articolo (successivamente corretto). I raid di polizia eseguiti a Bruxelles dopo gli attentati francesi avevano portato al ritrovamento di “almeno una” consolle della Sony. A quel punto il collegamento ha portato a una conclusione di aristotelica memoria: i terroristi utilizzano (anche) le PlayStation per comunicare; almeno una PlayStation è stata trovata durante una perquisizione a Bruxelles; i terroristi di Parigi hanno usato le PlayStation.



Tuttavia il particolare delle perquisizioni è stato successivamente smentito: il 16 novembre l’autore del pezzo per Forbes ha ammesso sul sito di informazione di videogiochi Kotaku (parte del network di Gawker) di aver sbagliato a interpretare l’affermazione di Jambon.



In conclusione



Le comunicazioni tra consolle di videogiochi sono state usate da condannati per terrorismo – ad esempio in un caso di qualche mese fa in Austria, in cui un 14enne aveva fatto ricorso alla PlayStation per mettersi in contatto con i jihadisti in Siria e per scaricare i piani per costruire bombe (il ragazzo è stato condannato a maggio 2015 a due anni di reclusione). Non abbiamo però alcun elemento per dire che la PlayStation sia stata utilizzata anche dai terroristi responsabili delle stragi di Parigi per organizzare i sanguinosi attacchi.