Tra il 17 e il 23 gennaio in Italia si sono registrati circa un milione e 170 mila nuovi contagi da coronavirus, con un calo di circa 60 mila casi rispetto alla settimana precedente.



I numeri suggeriscono che il picco di questa nuova ondata, causata dalla diffusione della variante omicron, sembra essere stato raggiunto. Ma la situazione cambia da regione a regione e anche tra le diverse fasce d’età.



I casi crescono ancora nel Nord-Est e al Centro



A livello nazionale, durante la scorsa settimana i contagi quotidiani sono sempre scesi rispetto ai sette giorni precedenti, con solo un giorno di eccezione. Dopo Capodanno la velocità di crescita settimanale dei contagi (ossia il rapporto dei casi settimanali rispetto a quelli di sette giorni prima) è crollata, non prima però che si fosse arrivati a registrare aumenti settimanali del 275 per cento.






A livello di macroarea, i contagi stanno scendendo nel Nord-Ovest e al Sud, ma crescono al Nord-Est e al Centro. Al momento il Sud ha un’incidenza giornaliera di 200 casi ogni 100 mila abitanti contro i poco meno di 400 nel Nord-Est.



Complessivamente le regioni in calo nell’ultima settimana rispetto alla precedente sono Sardegna, Calabria, Sicilia, Molise, Umbria, Campania e Valle d’Aosta; quelle più o meno stabili sono Umbria, Abruzzo, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna; e quelle ancora in crescita sono Basilicata, Puglia, Marche, Lazio, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Liguria e le due province autonome di Bolzano e Trento, dove l’incidenza settimanale è arrivata a 3 mila casi ogni 100 mila abitanti.






Quando si guarda ai contagi, è fondamentale anche tenere conto del tasso di positività, ossia il numero di positivi che si trovano in rapporto al numero di test fatti. Nella scorsa settimana il tasso di positività dei test (sia molecolari che antigenici) è calato leggermente, passando dal 18 al 16 per cento. Il tasso di positività molecolare si è ridotto da un massimo del 27 per cento, registrato due settimane fa, al 22 per cento attuale, mentre quello antigenico ha oscillato tra il 12 e il 15 per cento.



Le regioni stanno registrando dinamiche diverse tra loro. Nelle province autonome di Trento e Bolzano i tassi di positività sono in crescita, nel Lazio sono stabili. In Lombardia, dopo un calo, sono leggermente aumentati, in Veneto e Piemonte sono più o meno stabili, in Sicilia e Campania sono in calo.






I contagi aumentano ancora tra bambini e anziani



In base ai dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss), la fascia di età tra i 20 e i 29 anni (il gruppo che ha guidato la crescita a dicembre) ha ampiamente superato il picco dei casi e ora è in forte calo, mentre la fascia tra i 30 e i 79 anni sta superando il picco, così come chi è tra i 10 e i 19 anni. Il picco non è invece ancora arrivato per gli over 80, anche se la diffusione del virus sta rallentando, e chi è tra zero e 9 anni, dove i contagi sono in forte aumento.



Tra le altre cose, il forte aumento nella fascia di età tra gli zero e i 9 anni potrebbe essere dovuto, almeno in parte, all’aumento dei test condotti con la riapertura delle scuole e al tracciamento che viene messo in atto quando uno studente è trovato positivo.



Un’idea migliore possiamo farcela guardando alla Regione Lazio, che pubblica i dati dei tamponi per fascia anagrafica. Qui il numero di test tra i 6 e i 10 anni è aumentato molto a gennaio, mentre quelli condotti tra gli zero e i 5 anni sono in crescita costante. I dati della seconda settimana di gennaio mostrano che il tasso di positività è in forte salita tra gli zero e i 5 anni, mentre cresce meno tra gli 11 e i 13 anni. È invece in calo tra i 14 e i 18 anni e tra i 19 e i 24 anni, ed è stabile tra i 6 e i 10 anni.






Anche i ricoveri sono al picco



Anche l’andamento dei ricoveri per Covid-19 in terapia intensiva e nei reparti di pneumologia, malattie infettive e medicina generale sembra aver raggiunto il picco, a dimostrazione che il calo dei contagi è reale e non dovuto al numero di test fatti.



In terapia intensiva il picco è stato raggiunto il 12 gennaio con 150 ingressi giornalieri. Ora, in media settimanale, siamo intorno ai 135 ricoveri giornalieri. È la prima volta che gli ingressi in terapia intensiva calano dopo avere iniziato a crescere nella seconda metà di ottobre. Non tutte le regioni procedono con lo stesso passo: se in Lombardia o in Piemonte gli ingressi in intensiva sono in calo, in Emilia-Romagna e Campania sono in crescita, mentre nel Lazio sono più o meno costanti. La Valle d’Aosta è la regione che sta avendo la maggiore incidenza di ingressi in relazione alla popolazione.






Intorno al 10 gennaio è stato invece raggiunto il picco dei ricoveri negli altri reparti, quando i nuovi ingressi erano stati almeno 1.553, scesi intorno ai 1.400 al 17 gennaio. A differenza dei dati sulle terapie intensive, i ricoveri nei reparti di area medica sono comunicati dall’Iss per data di ricovero e sono soggetti a consolidamento continuo. È quindi probabile che nei prossimi giorni vengano rivisti al rialzo, ma il superamento del picco dovrebbe essere molto probabilmente confermato.



Oltre agli effetti della campagna vaccinale, altri due fattori hanno fatto sì che i ricoveri in ospedale siano stati meno del previsto. Da un lato il contagio si è diffuso prevalentemente tra le fasce di età più giovani, dall’altro lato la variante omicron ha causato forme meno gravi della malattia.






I decessi caleranno, ma per ora crescono ancora




Infine, come avvenuto in passato per le scorse ondate, i decessi sono l’indicatore che più tarda a calare, visto che in media un morto da Covid-19 riguarda una diagnosi accertata almeno due settimane prima. A livello nazionale questa settimana sono stati registrati circa 2.400 morti.



I decessi sono in aumento nella maggioranza delle regioni e sono arrivati a livelli più alti in Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia, Toscana e Veneto. Tra le regioni con un trend in calo ci sono la provincia autonoma di Bolzano e il Lazio.



Visto che il picco dell’epidemia è stato raggiunto nella scorsa settimana, è probabile che il livello più alto dei decessi si raggiunga la prossima settimane, anche se i ritardi di notifica delle morti potrebbero complicare la lettura di questo dato.






In conclusione




In Italia la nuova ondata di coronavirus sembra essere arrivata al picco, anche se non in tutte le zone del paese. Il Nord-Ovest e il Sud stanno calando, mentre il Centro e il Nord-Est crescono. I casi aumentano ancora tra gli zero e i 9 anni e tra gli over 80, mentre le altre fasce anagrafiche hanno superato il picco o sono vicine ad arrivarci.



A livello ospedaliero i ricoveri in terapia intensiva e in area medica indicano che il picco è stato raggiunto nei giorni scorsi. I decessi potrebbero invece aumentare ancora nei prossimi giorni, ma a breve anche loro dovrebbero diminuire.



di Lorenzo Ruffino